Corrado Assenza, giustamente, si lamenta perché i turisti vanno in Sicilia solo in primavera e in estate e così si perdono i profumi dell’inverno. Noi facciamo come dice Corrado: ci andiamo in febbraio. Quattro giorni nel Val di Noto. Pochi, certo, ma abbastanza per un bel ripasso, qualche spettacolo nuovo (la poesia di Marzamemi; la bellezza della campagna appena fuori Noto fra olivi, mandorli e agrumeti; lo spettacolo della Villa Romana del Casale a Piazza Armerina; il fascino austero di Caltagirone; la visita nazionalpopolare a “Vigata” al secolo Punta Secca, il buen retiro sul mare del commissario Montalbano), nuove facce diventate amiche, nuove incursioni-escursioni gastronomiche. Blasonatissime e non, ma sempre emozionanti, da appuntare e suggerire agli amici.
A Scicli, per cominciare, subito un pranzo veloce (ma non troppo) al Pomodoro, in via Garibaldi, dove cortesia, semplicità, qualità, buona materia prima (Crudo di gamberi rossi di Sicilia e scampi ineccepibile, così come gli Spaghetti agli Scampi) sono un garanzia di appagamento e digeribilità, nel rispetto del territorio e della stagionalità.

Gli Spaghetti con carote e buzzonaglia del Consiglio di Sicilia di Donnalucata (Ragusa), telefono +39.340.9448923
A cena ci aspettava
Roberta Corradin, giornalista appassionata, prolifica e coinvolgente scrittrice di cucina e non solo (bello il nuovissimo “La Repubblica del Maiale”), ma anche accogliente padrona di casa al
Consiglio di Sicilia, a pochi passi dal mare di Donnalucata.
Antonio – chef e marito di
Roberta - è laureato in filosofia, mette nel piatto i prodotti, la semplicità, un’inventiva moderata e sempre legata alla tradizione. L’olio extravergine è di produzione propria, la zuppa
Patacò è una delizia di Licodia Eubea, un paese appena sopra Chiaramonte Gulfi, con cicerchia, salsiccia chiaramontana di
Massimiliano Castro e broccoli), il crudo (i “soliti” Gamberi Rossi, ma anche straordinarie canocchie e un riccio di mare adagiato su un cremoso di ricotta) è da bis, gli
Spaghetti alle vongole al profumo di limone sono “giusti” per gusto e cottura, gli
Spaghetti Taratatà un’esplosione di sapori ma di grande equilibrio, il cannolo alla siciliana è leggero, fragrante (con la variante, decisiva, della pasta), il
Gelo (al Limone o al Mandarino, quanta freschezza) finisce troppo presto. I vini sono pochissimi ma buoni, e hanno tutti un loro perché. La sala è piccola e accogliente. E se non fa freddo si sta anche sotto le tenda, nella piazzetta di fronte al locale, dove la domenica mattina va in scena il brunch.
Invece la cena del giorno dopo – a Ragusa - era bistellata, al
Duomo di
Ciccio Sultano, che ci avevano descritto come un tipo piuttosto schivo e invece è sempre in sala assieme a
Gabriella, compagna di vita e di lavoro. Noi ci siamo fatti attrarre dai
Fidelini olio, cipollotto e peperoncino con cicala di mare a zuppa e lattuga, ai profumi agrumati, salsa di mezza stagione, dai
Fusilloni fatti a mano con bisque sicula, crema di finocchio e scampi con pistacchio alla menta, dalla
Ricciola con polvere di fiori di capperi iblei e olive alla cenere, emulsione di bottarga e cuore di finocchio e riccioli di carota e infine da una spettacolare
Spigola selvatica di mare accompagnata da semplici, coloratissime, perfette verdure. Grande classe, anche in sala, nell’accoglienza, professionale eppure informale e decontratta.
Due appetizer offerti dalla cucina per ingannare l’attesa, pane e grissini fragranti, sedie comode, tavoli ampi, un salottino che sembra di essere a casa, uno di quei posti dove indugiare e tornare (magari a pranzo, approfittando di un menu a 45 euro, un vero affare).
1. segue