Da quando mi è stata diagnosticata l’intolleranza al nichel, e poi quella al lattosio, mi è crollato il mondo addosso: all’improvviso le pietanze preferite, alimenti generalmente innocui, si sono trasformati in un percorso minato. E’ quasi impossibile evitare il nichel a tavola, perché si trova quasi ovunque. L’ideale, quindi, in linea generale, è cercare di starne alla larga il più possibile riducendo quei cibi che ne contengono quantità più elevate ma ovviamente non è così semplice.
Il problema principale, almeno oggi, è l’impossibilità a stabilire con certezza assoluta la concentrazione di questo metallo negli alimenti, visto che la quantità varia in funzione di numerosi fattori: il tipo di terreno per le colture; l’impiego di fertilizzanti sintetici e pesticidi; la contaminazione del suolo con rifiuti industriali e urbani; la distanza da eventuali fonderie di nichel; infine il problema relativo all’acqua e all’uso di pentole o utensili, sebbene anche su questo tema permangano tuttora forti controversie.

La copertina del libro di Tiziana Colombo
Su alcuni alimenti, bisogna ricordarlo, tutte le fonti concordano, a prescindere dalle variabili. Tra questi: pomodori, frutta secca, fagioli, lenticchie, piselli, soia, avena, mais, cacao, noci, nocciole e frumento intero. Gli studi effettuati, inoltre, indicano un aumento della concentrazione di nichel in primavera e in autunno, mentre si dimezza in estate, oltre ad aver rilevato che l’assunzione quotidiana tramite alimentazione si aggira fra 0,2 mg e 0,6 mg; ma, allo stato attuale, la mancata definizione di una soglia minima riflette persistenti incertezze sulle dosi ritenute in grado di evocare sintomi sistemici in soggetti sensibili.
Ho iniziato quindi a cercare ricette appetitose, immagini attraenti dalle quali trasparisse empatia verso le persone con le mie stesse difficoltà; idee per proporre dei piatti che tutti potessero condividere senza neanche rendersi conto che erano privi di nichel. Soprattutto, ho cercato notizie, ad esempio sui prodotti che dovevo cominciare a mangiare (con nomi per me assurdi, come quinoa, amaranto...), risposte, consigli, saltando come una palla rimbalzina da un sito all’altro.

La Frittata di agretti, un buon piatto che schiva l'intolleranza
Nozioni in materia ne ho trovate poche e devo dire che quelle poche mi hanno messo ancora di più in confusione. Ci sono alcuni siti e pubblicazioni fuorvianti e scritte da persone non molto competenti in materia. Volevo poter dare informazioni certe e documentate da persone serie che studiano da anni questa materia specifica.
Da qui l’idea del libro: un insieme di informazioni che non sono mai riuscita a trovare quando mi servivano, per aiutare chiunque stia vivendo la mia stessa situazione. Ho trovato molti altri “nichelini” come me e, proprio dallo scambio delle diverse esperienze, sono emerse difficoltà simili, non ultima quella di trasmettere quali siano gli ostacoli e come chiedere aiuto a chi ti sta accanto.
(1. segue)