05-05-2015
Il padiglione dell'Angola a Expo, una "macchina scenica" molto complessa che conduce per mano attraverso le rinnovate ricchezze gastronomiche del paese, stretto tra la pesca e pascoli estesi. E' possibile assaggiare le specialità angolane in due ristoranti: street food al piano terra, cucina "gourmet" al primo piano
Crema di carote con zenzero e arancia. Zuppa di gamberi. Vongole veraci al coriandolo e olio extravergine d’oliva. Ossobuco con polenta. Di quale cucina stiamo parlando? Domanda retorica: se siete arrivati fino a qui è perché avete letto il titolo. Non l’aveste fatto, difficilmente avreste riconosciuto le stimmate della cucina angolana. Perché quello, nell’immaginario comune, rimane un incollocabile paese africano, vagamente flagellato da lotte intestine per accaparrarsi petrolio e diamanti.
Ma è passato più di un decennio dalla fine di quei tragici fatti, anni nei quali il paese - grande quattro volte l’Italia e con meno della metà dei nostri abitanti - ha conosciuto un sistema politico-democratico stabile e una crescita economica importante. Si intuisce al cospetto del suo padiglione, appena dentro l’ingresso di Expo, sulla sinistra. All’esterno è un faraonico complesso che rievoca nelle linee le geometrie tipiche dei tessuti angolani, con ampi sprazzi dai quali filtra della luce naturale.
CUOCA. Elsa Viana, ambassador della gastronomia angolana, con un diploma in tasca, ottenuto alla scuola Lenôtre di Parigi
La cucina attinge assai da 1.650 km di coste e relativa attività frenetica di pesca, soprattutto nel sud del paese, quello più a contatto con la Namibia (a nord c’è il Congo, a est la Zambia). E nell’entroterra ci sono 58 milioni di ettari di pascoli e terreni coltivabili. In pentola finiscono 3 tradizioni gastronomiche diverse: quella portoghese e quella brasiliana delle dominazioni e anche quella italiana (per qualche motivazione storica che sfugge, oltre all’ossobuco con polenta, è molto popolare la pasta secca).
DONNE. Nel padiglione, una serie di immagini arricchiscono l'imbondeiro, un baobab hi-tech
Linea diretta con l'Esposizione Universale 2015
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt