14-04-2025
Naar, cucina di casa moderna sulle colline dell’Himalaya indiano
L’esperto cuoco kashmiri Prateek Sadhu ha aperto un ristorante di montagna di soli 16 coperti. In uno scenario inedito e magico
Il team di Naar, ristorante a Kasauli, nel nord-ovest indiano (le foto del servizio sono di Malgorzata Minta e Gabriele Zanatta)
L'aeroporto più vicino è a Chandigarh, nell'Himachal Pradesh, stato dell'India nord-occidentale al confine col Punjab. L'automobile procede per un'ora pianeggiante tra mucche in strada e automobili caoticamente in fila. Poi s'arrampica per un'altra ora tra tornanti dolci e dissestati, con vette via via più alte e aspre, sfumate all'orizzonte. Kasauli è una meta popolare per gli indiani che cercano un po' di quiete tra foreste di pini, querce e rodondendri.
«L'Himalaya ci chiama da sempre ma solo ora siamo pronti a rispondere alla chiamata», raccontano Prateekh Sadhu e Aashina Kaul , entrambi sotto i 40 anni, di cui 11 spesi insieme. Sono originari del Kashmir, poco più a nord, ma aprire nella regione nativa sarebbe stato assai rischioso per i rapporti elettrici col vicino Pakistan. «Dopo un po' di ricerche, abbiamo capito che l'Himachal Pradesh era il luogo perfetto per dare forma al nostro desiderio».
Se le scene food di Delhi, Mumbai e Bangalore stanno conoscendo un boom che corre parallelo a quello dell'economia indiana, nessuno aveva mai pensato di apparecchiare una tavola ambiziosa nella catena montuosa più famosa del mondo, un orlo irregolare che si estende per 2.400 chilometri. Il 23 ottobre 2023, Prateekh, Aashina e altre 4 persone mettono in scena il primo servizio per 16 persone e il ristorante comincia a funzionare così bene che un anno e mezzo dopo devono impiegarne altre 17, un rapporto lavoratori/clienti che oggi tante insegne pluri-stellate si sognano. La Michelin non c'è in India ma nella sua givetta Sadhu ha sempre pensato che avrebbe dovuto fare esperienza in luoghi solidamente iper-blasonati come French Laundry in California, Alinea a Chicago o Noma a Copenhagen, cosa che accade prima di conoscere 7 anni di successo alla guida del Masque , una delle tavole fine dining più acclamate di Mumbai. Poi finalmente apre Naar , che significa “fuoco” in kashmiri ma anche tutta la passione che ha dato origine a questa cucina familiare himalayana evoluta. In questi due ettari di proprietà in località Amaya, foraging e farming , le 2 effe della ristorazione contemporanea, sono il serbatoio di un menu degustazione che cambia connotati 6 volte all'anno: primavera, estate, monsoni, autunno, primo inverno e inverno pieno. Sei stagioni e non quattro perché umidità e precipitazioni complicano o variano ulteriormente le regole del gioco.

Prateekh Sadhu e Aashina Kaul

Alle spalle dei ragazzi, il piccolo edificio che ospita il ristorante

La dépendance dell'inizio dell'esperienza
In termini di cibo, questa è una porzione di India che si fa notare nello scacchiere immenso del Sub-continente per le buonissime trote, pescate e servite da Prateekh in umido, grigliate su un geniale mini-toast oppure maritate a meloni frutto del monaco su succo di uva spina. Anatre pickled e agnelli quasi sempre affumicati si sommano alla consuetudine di brasare quasi tutte le altre carni – maiale in primis - e rimescolarle al centro della tavola con del riso al pomodoro e funghi.
Ma la carne è quasi sempre un contorno nel paese col tasso vegetariano più alto al mondo: Prateekh e il fido Kamlesh Negi , un cuoco con le competenze botaniche di uno scienziato, conoscono il valore delle spezie fresche colte appena fuori e quelli dei peperoncino locale, tra cui spicca per infuocatezza il naga chili , uno dei più forti al mondo, anche se qui si usa soprattutto bhut jolokia e ghost pepper , che accelerano la piccantezza di tante preparazioni, senza stremare troppo il cavo orale.Tutto si abbinerà alle dolcezze delle drupacee più ricercate di tutto il paese: prugne, albicocche, mele, ciliegie, così come il riso mushk budji , dal chicco molto piccolo e con un'alta percentuale d'amido.
«Tradizionale e autentico», spiega Prateekh mentre il vento cessa di soffiare dall'enorme gola verde davanti, «sono due parole che non sopporto: chi può dire cos'è uno e cos'è l'altro? È solo retorica. Più di tutto, per me è fondamentale capire come la gente delle nostre montagne cucina, motivo che mi spinge a entrare spesso nelle case delle famiglie. È più importante questo della somma di tutte le tecniche che ho appreso negli anni all'estero». Il localismo dell'intorno più immediato non è un dogma di Naar, che popola la sua dispensa arrampicandosi pure sulle altezze vertiginose del Ladakh, il piccolo Tibet amato da Prateekh e Aashina: «Da luglio a settembre saliamo per cogliere lavanda, olivello spinoso, mele fantastiche, alchechengi e gelsi. E per spiare i processi che stanno dietro a un sanguinaccio di yak, una preparazione molto affascinante». D'inverno verrà invece il momento di cancellare dai manti di neve il rosso di superbe rose canine. Tutto questo corredo sarà completato da patate, cavolfiori, peperoncini, piselli, carote sottili coltivate a casa, appena sotto al ristorante e guarnite con la pungenza anestetica del pepe timur , che tracima nel verde circostante. Primizie che Prateekh preserverà per le stagioni più avare con fermentazioni, affumicature, disidratazioni, marinature, in uno spartito ormai diffuso della ristorazione di oggi.

Aperitivo sulla vallata aperta di Amaya

L'orto sottostante al ristorante
Cucina himalayana dai sapori forti, con limitati ragionamenti su amarezze o acidità, per far godere il maggior numero di persone possibili. Clientela principalmente locale, per ora. Ma l'alta stagione di maggio e giugno vedrà sempre più clienti da fuori, curiosi di provare una delle espressioni più affascinanti della nuova cucina indiana.
NAAR, piatti dal menu di aprile 2025

La sala del ristorante, 16 coperti in tutto

Maki tujj, spiedini di anatra e amla (uva spina indiana)

Piselli verdi con grasso di collo di maiale affumicato

Masala carrot, con carote tenaci, cumino e spuma di kadhi (salsa di yogurt speziata, originaria del Rajasthan)

Melone del monaco con interiora di trota e succo di uvaspina indiana

Sunderkala, noodle di frumento nero fatto a mano con brodo di timru. E' una specialità dell'Uttarakhand, stato attiguo dell'Uttar Pradesh, di evidenti radici cinesi

Pantade (pancake indiano) di mais e cervello di agnello

Gelato di riso rosso, marmellata di ciliegie pickled e succo di ciliegia. A sinistra, piccola pasticceria himalayana
Zanattamente buono
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo