09-08-2024
Il Coniglio arrosto alla ligure de I Balzi Rossi, ristorante a Ventimiglia (Imperia), una stella Michelin
Nella lista di migliaia di ricette che compongono la Guide Culinaire, la bibbia di alta cucina classica composta all’inizio del Novecento da Auguste Escoffier, le ricette dedicate al coniglio sono dieci in tutto. Si va dal "coniglio giovane all’agrodolce" al "paté di coniglio" ma è un numero irrisorio su un totale di oltre 5mila ricette, una piccola parentesi che impallidisce davanti alle 36 del solo foie gras o alle 47 del fagiano. Un valore superiore assegnava al coniglio pochi anni prima l’Artusi, che dava alla carne bianca sostanzialmente le tre possibilità che sono giunte, con diverse varianti, fino a noi: in umido, al forno, arrosto. Ancora oggi il coniglio è una carne piuttosto popolare nelle tradizioni del sud Europa, molto meno nel nord del Continente: presentarlo cucinato a un inglese o a uno svedese susciterebbe quasi lo stesso sdegno che proveremmo noi davanti a un gatto. In generale, la carne di coniglio sta conoscendo un calo dei consumi per tutta una serie di motivi complessi da affrontare in poche righe. Tra questi, c’è certamente la difficoltà di preparazione in cucina perché il coniglio domestico è laborioso da scorticare e ha un rapporto carne/ossa più svantaggioso di tante altre carni bianche. «È un carne molto delicata, che richiede più tatto e malizia che obbedienza e rigore. Mi ha sempre entusiasmato perché, se fatto bene, dà una gioia pazzesca». A dirlo è Enrico Marmo, piemontese di Canelli, chef de I Balzi Rossi di Ventimiglia.
Enrico Marmo e la magnifica terrazza de I Balzi Rossi, ristorante storico di confine. Inappuntabile il servizio, gestito dal sommelier Lorenzo Moraldo ed Eleonora Revello (in secondo piano nella foto, Giuliano Revello)
Emmanuel Pilon, Enrico Marmo, Alain Ducasse e Amaury Bouhours nella visita dell'ottobre scorso (foto instagram/enricomarmo)
Sovracoscia La parte dominante del coniglio è la sovracoscia, lasciata marinare per 24 ore nella salamoia per insaporire la carne, cambiarne la testura e concentrane il gusto con erbe e spezie classiche del coniglio alla ligure: rosmarino, aglio, vermentino, pepe, acqua e sale. Sopra c'è dell’insalata, come usava nella famiglia di Marmo. «Il servizio è in primo piano per mettere la componente amarcord del piatto davanti a tutto», spiega il cuoco. Con accortezze moderne, però
Testa (a sinistra) La testa intera è divisa in due, bollita per un minuto e poi gratinata. La salsa è una mousse cruda ricavata dal cervello, messa in salamandra e unita all’erba cipollina. «Le teste le serviamo solo nel fine settimana, quand’è festa». Stinco (a destra) La parte finale della coscia è cotta al forno, come un coniglio alla ligure classico, con sugo di coniglio e servita con biete in cima
Costolette (a sinistra) Sono impanate alla milanese, fritte un minuto prima che esca il piatto, servite con patate granaglia (di diametro inferiore ai 35 mm) al burro. «Se portavo a casa bei voti da scuola, mia nonna mi faceva il carrè di coniglio impanato. Mi leccavo i baffi» Spiedino (a destra) Rognoni, fegatini, animelle e lingua sono spennellati a crudo con una salsa al burro nocciola ottenuta in infusione con le carcasse di coniglio arrostite. Favoloso
1982 - Ravioli della Pina Ci sarebbe anche un sesto servizio del coniglio, del quale Marmo utilizza anche le spalle per il ripieno di fantastici Ravioli1982, in onore di Pina Beglia, indimenticata cuoca che condusse i Balzi Rossi alle due stelle Michelin, nel 1991. Nel ripieno ci sono anche delle carote, erbe selvatiche bollite, parmigiano sopra i 30 mesi. La pasta dei plin è di soli tuorli, metà semola e metà farina bianca. Sottile, callosa, sublime
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.