22-06-2024
Niklas Ekstedt, classe 1978, dal 2011 chef e patron del ristorante Ekstedt di Stoccolma, una stella Michelin. Foto Calle Svärdling
Festival e libri dedicati alla brace, un asador al secondo posto della 50Best, fiamme che divampano un po’ ovunque, persino dall’Osteria Francescana di Modena. Non c’è dubbio che, in fatto di cucina, gli anni a cavallo del covid verranno ricordati come quelli del boom del fuoco vivo. La rivalutazione di un gesto primordiale, si dice, antico forse 2 milioni di anni, allorché l’homo erectus capì che aveva senso stare in piedi anche solo per controllare il grado di cottura della carne abbrustolita dal fuoco, finalmente addomesticato. «Appiccare la fiamma per cucinare», precisò a suo tempo Ferran Adrià ai nostri microfoni, «è un gesto antico come l’uomo ma non penserete mica che tutta la cucina su fiamma diretta sia tradizione; in termini tecnici, quello che fanno Bittor Arguinzoniz o Aitor Arregui è innovazione al massimo grado». Lo stesso possiamo dire dell’opera di Errico Recanati tra i nostri lidi. E ora abbiamo scoperto un cuoco che applica la stessa opera di ingegno a latitudini ben più elevate. Niklas Ekstedt, classe 1978, apre il suo ristorante a Stoccolma 13 anni fa, ma la sua giovane vita è spesa tra le distese artiche dello Jämtland e il sud di Helsingborg, proprio a ridosso del ponte che lega Svezia e Danimarca. A 18 anni è già a imparare da Charlie Trotter, all'epoca tempio fondamentale d’alta cucina creativa degli States: «Andavo male a scuola. Mio zio [il noto artista Peter Tillberg, ndr] conosceva bene Yoko Ono: fu lei a procurarmi l’apprendistato a Chicago. Ero spaesato e mi sembrava di stare sulla luna. Poi me ne andai a L’Orangerie di Los Angeles. Volevo tornare in Europa, ma tra Gagnaire, Robuchon e Ducasse l’unico a prendermi fu proprio elBulli dei fratelli Adrià, che non conoscevo. I rapporti umani nelle brigate d’alta cucina del tempo non erano esattamente un idillio, così a un certo punto decisi di aprire il mio ristorante».
Le ambientazioni sono rustico-eleganti e le luci tenui
Un particolare della fire station di Ekstedt
Florencia Abella, chef argentina di Ekstedt, alle prese col fuoco
Niklas Ekstedt e Florencia Abella. Foto Calle Svärdling
Tyge & Sessil, la seconda insegna di Ekstedt, a pochi metri dal ristorante. Specialità, vini naturali, snack e piatti semplici di varie tradizioni
Il menu degustazione costa 2.600 corone svedesi (circa 230 euro), wine pairing 1.600 (142 euro), juice pairing (71 euro), pairing misto 1.200 (106 euro)
Ostrica al Flambadou con beurre blanc Il piatto simbolo del ristorante trattiene tutte le note tipiche del ristorante: affumicato, lattico e acido
Il pane è a lievitazione naturale, su pasta madre, cotto in forno a legna
Langoustine alle alghe fritte, sedano rapa e solaris Gli scampi di questi mari non hanno rivali per carnosità e dolcezza
Agnello affumicato al ginepro, aglio orsino e patate fermentate cotte alla brace, finferli conservati, Accanto, una brioche all'aglio orsino
Granita di fieno tostato, mele cotogne e le mele di Ingrid Marie
Patate Chérie al forno, alghe sugar kelp della costa Ovest di Svezia, caviale di storione
Salmerino selvatico dello Jämtland con finferli, piselli estivi e mangaliza
Scampi all'aglio nero con germogli di pino
Renna tiepida calda, purea di mele cotogne conservate dall'estate precedente, sanguinaccio di renna
L'essenza (epitome) dell'estate in un piatto
Burro da panna acida fatto a mano, con siero di latte affumicato e olio di foglie di calendula. Non inquasrato il pane da pasta madre cotto in forno a legna, su cui spalmare il burro
Soufflé di funghi porcini cotti a legna, gelato all'asperula e mirtilli selvatici
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.