28-06-2021
Himanshu Saini, 34 anni, indiano di New Delhi, chef di Trèsind Studio, fine dining indiano a Dubai (foto Thomas Barker)
Secondo la Fao, il 40% del miliardo e 300 milioni di persone che popolano l’India osserva un regime vegetariano. A questo mezzo miliardo ne andrebbero aggiunti altri 400 milioni che consumano la carne molto di rado. Di fatto, per motivi religiosi (la mucca è sacra per gli induisti, il maiale intoccabile per i musulmani), gli onnivori regolari del Subcontinente sono meno di uno su tre. Una statistica impressionante se consideriamo che, in Italia, la percentuale di vegetariani (che includono i vegani) si attesta attorno al 7%. E che negli Stati Uniti non arriva al 4%. Perché, pensiamo, nella green wave che improvvisamente assale le coscienze di tanta ristorazione occidentale post-covid - fine dining e casual -, la cucina indiana è considerata così poco? La domanda si solleva con la torrida foschia di una giornata d'inizio estate a Dubai. L’hotel Voco è la tana di uno dei talenti più interessanti del Subcontinente. Si chiama Himanshu Saini, ha 34 anni, e lavora negli Emirati e non nella nativa Delhi o a Mumbai «perché in India ci sono già 100 mila cuochi; non volevo essere il centomillesimoeuno. E poi vorrei ripagare una città che mi ha dato tantissimo». Com’è arrivato fino a qui? Srotoliamo velocemente la bio. In età scolare chef Himanshu studia ospitalità e a 21 anni è nel team che dà inizio all’avventura dell’Indian Accent di New Delhi, l’insegna più celebrata a sud dell’Himalaya (è presenza fissa della 50Best Asia degli ultimi 7 anni). Diventa sous chef, lascia e va a lavorare Mumbai, al Masala Library. Nel 2014 chiama a sorpresa New York. Dall’altro lato della cornetta, c'è un ristorante di cucina indiana vicino a Grand Central, Manhattan: «Non potevo dire no», rammenta, «Una volta lì, però, scopro che siamo solo 3 cuochi a cucinare per 100 coperti. Facevamo tanto congelato e pulivo anche i cessi. Ero l’unico indiano del team. E' l’esperienza più brutta della mia vita». Per fortuna c’era un’offerta pre-esistente su Dubai: «Tornare in India non era nemmeno una possibilità. Avevo solo una remora: negli Emirati Arabi non esiste la guida Michelin; per un giovane non fa curriculum. Poi ho pensato che sarebbe stato troppo facile andare in Francia a cucinare in posti stellati. Da 6 anni sono qui e ho tutta l’intenzione di rimanerci».
La cucina di Trèsind è presente anche a Mumbai e Kuwait
Particolare di sala del Trèsind Studio. Da ottobre 2021 cambierà sede: sarà alk Nakheel Mall, accanto al St Regis, alle porte del Palm di Dubai
Pani puri (pane fritto, tondo e cavo), patata dolce, limone e cumino tostato
Shiso Khakra (specialità del Gujarat con farina di riso), yogurt cremoso, chutney di mango crudo, erbe del giardino
Millefoglie di Chaat (specialità dell'Uttar Pradesh, normalmente una miscela di patate, pane fritto, fagioli mungo e spezie ma ha tante varianti), fiore di zucchina, purea di zucca
Tartelletta di rapa e agnello, foglia di nasturzio e calendula
Peperoncino ripieno di pickled, tegete e gelato di latticello al curry. Foto Instagram
Granchio tostato al ghee (burro chiarificato della tradizione indiana), cannella bruciata, patata croccante
Brodo al pomodoro, dumpling di grasso di pollo, coriandolo croccante. Il pomodoro è ingrediente essenziale nella cucina di Himanshu. Il fornitore? Un incredibile Organic Farm che prospera nel deserto alle porte di Dubai
Scarpetta di mousse di kebab (agnello), bun acido. Liberamente ispirato alla Parte croccante della lasagna, di Massimo Bottura
Rasam (preparazione del Tamil Nadu) di pomodoro, insalata di scampi e patate, chutney di peperoncino
Zampa di anatra confit, peperoncini fermentati, curry al burro d'arachidi. Foto Instagram
Ananas Sadhya (preparazione di diversi snack vegetariani serviti su una foglia, tipica del Kerala), payasam di grani di pepe rosa e cocco, mango pickle e poppadum (cialda croccante, molto popolare in India). Foto Instagram
Inspiration milk, piatto mono-ingrediente. "In pochi anni", spiega Himanshu, "l'India è passata da paese con deficienza di latte al produttore più grande al mondo: il 22,29% del totale mondiale". Foto Instagram
Cornetto di caffè filtrato, ganache al cioccolato, gelato di miso al caramello
Da destra, Himanshu Saini nella serata a 4 mani con Christophe Hardiquest del ristorante Bon Bon di Bruxelles, 2 stelle Michelin. Con loro, a sinistra, il giovane belga Basile De Wulf del Basile di La Bruyère (foto Thomas Barker)
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Lo spettacolare skyline di Dubai
Gli interni particolari e insoliti del cocktail bar di Amelia Dubai, la rendono una location da visitare per le atmosfere in Modern Art Deco con richiami agli anni '30.
Ghee roast crab (granchio arrostito al burro chiarificato), cannella bruciata e crisp di foglia di curry, una favolosa specialità di Mangalore, parte del menu "Rising India" del ristorante Trésind Studio di Dubai, 2 stelle Michelin e 11° nella World's 50Best 2023
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.