«La mia prima parola non è stata mamma o papà, ma ‘coco’ che per me significava cioccolato. Mia madre non se ne spiegava il motivo, papà, invece, lo sapeva bene: avevo meno di un anno quando ha cominciato a mettermi ogni giorno un po’ di cioccolato sulla lingua». Il racconto è di Charlotte Dusart, maître chocolatier che, a settembre 2019, ha aperto a Milano la sua boutique Cioccolateria belga Charlotte Dusart, con annesso laboratorio a vista che, specialmente a Natale, diventa un paese dei balocchi per tutti i chocolate addicted, Charlotte compresa.
Nell’elegante Capsule Collection Noël 2022, agli alberi innevati, “boules” e da costruire, tutti rigorosamente in cioccolato, si affiancano pinguini, renne, choco-bomb e cioccolatini dallo spirito alcolico.

Ex account manager di un'azienda di alcolici, Charlotte è oggi maître chocolatier della sua Cioccolateria belga a Milano che porta il suo nome (oltre a essere mamma di due bambine)
DA ACCOUNT MANAGER A MAÎTRE CHOCOLATIER. «In Belgio consumiamo una quantità astronomica di cioccolato e io ho sempre sognato di lavorarlo», dice la Dusart che s’è impegnata molto per far diventare realtà il suo sogno. «Sono figlia di due universitari, e il percorso dei miei genitori l’ho seguito anch’io. Ho iniziato la mia carriera lavorando come account manager in un'azienda di alcolici, eppure continuavo a comprare cioccolato e a frequentare laboratori dedicati alla sua lavorazione. Da quel momento ho cominciato la mia formazione come cioccolatiera frequentando dei corsi serali. A 26 anni, il tempo era maturo per prendere la decisione che avrei fatto questo nella vita. Il cambio è stato radicale: sono passata dall’avere un’auto aziendale e un pc, allo stipendio d’apprendista. Oggi posso dire che ne è valsa la pena» e ciò nonostante, una volta finito l’apprendistato al Campus Ceria – Institut Roger Lambion, sia arrivata la parte più difficile: cercare un lavoro. Racconta: «Quando ho iniziato a mandare curriculum, nessuno mi rispondeva perché c'era scritto: laurea, 5 lingue e provenivo da un altro mondo. A darmi la mia chance è stata una cioccolateria storica di Bruxelles, Wittamer».
IL TRASFERIMENTO A MILANO. Nel 2018 Charlotte si trasferisce a Milano insieme al compagno francese e la sua piccola di 10 mesi. «Non parlavo una parola d’italiano, ma col cioccolato ci sapevo fare. Ho trovato lavoro da Cioccolatitaliani, realtà bean-to-bar dove per 8 mesi ho fatto praline e sono stata al banco del bar. Questo mi ha permesso di imparare la lingua e, soprattutto, di conoscere i gusti degli italiani in fatto di cioccolato». Gusti che, adesso, soddisfa nella sua “boutique” del cioccolato con laboratorio a vista che ha rilevato e porta il suo nome.
GLI ITALIANI E IL CIOCCOLATO. Ma quali sono i gusti degli italiani? «Sono molto più cauti in fatto di cioccolato e restii a provare le novità probabilmente perché i cioccolatieri sono molto tradizionalisti», sorride la Dusart. Continua: «Ho capito che per attrarre gli italiani dovevo puntare su una gamma classica. Adesso su 30 praline «dalla camicia sottile che non deve mai sovrastare il ripieno», 15 sono classiche e 15 speciali.

Ormai i miei clienti non hanno paura di provare quello che propongo». Oltre a essere per tutti i gusti, le proposte di Charlotte sono anche per tutte le tasche: «Voglio che ogni persona che entra, dallo studente al benestante, possa trovare qualcosa». Questo è uno dei motivi per cui nella cioccolateria di via Eustachi, «il cioccolato si lavora, ma non si fa: per farlo servirebbe un investimento importante e il mio cioccolato sarebbe solo per amatori perché la gente non è pronta a pagare 12 euro per una tavoletta». Il cioccolato lavorato, però, è di qualità: «Uso Valrhona, Barry Callebaut e Agostoni».
UN’AZIENDA AL FEMMINILE. Dopo la pandemia e la nascita della seconda figlia, Charlotte ha spostato la sua base familiare in Francia e fa la pendolare, affidandosi a tre fidatissime donne: la responsabile Aurelie, «una ex professoressa belga», Giulia e Anna che lavorano in laboratorio.
«Giulia ha studiato arte drammatica e voleva fare l’attrice, però aveva anche lavorato in una cioccolateria a Bologna. Le ho visto la fiamma negli occhi e ho un debole per quelli che cambiano vita come ho fatto io. Anna, invece, ha studiato pasticceria e cioccolateria. Di loro mi fido e le lascio libere di sperimentare. Quando sono a Milano assaggio ciò che mi propongono, se mi piace si va avanti!».