«Non si può dire in assoluto che il pistacchio di Bronte sia il migliore del mondo, ma di certo è il più caro e le sue caratteristiche sono uniche e noi vi spieghiamo perché». Il "noi" sta per Antichi Sapori dell’Etna (viale Kennedy-Zona Artigianale, Lotto 12/13, Bronte. Tel. +39 095 691757), laboratorio di pasticceria, che con i suoi marchi – Pistì per il mass market, Vincente Delicacies per enoteche e luxury, Madero Pastry e Madero Quality per i semilavorati – è, con i suoi 40 milioni di fatturato, una delle più grandi dell’intero comparto del pistacchi di Bronte, Dop dal 2006 e che rappresenta l’1% della produzione mondiale. Fondata nel 2002 da Vincenzo Longhitano e Nino Marino, quando entrambi erano appena 23enni; brontese doc il primo, nato in una famiglia in cui il pistacchio era di casa; messinese di Brolo il secondo. Oggi l'azienda conta su 60 ettari di pistacchieti dei quali la raccolta 2019, fatta rigorosamente a mano perché il pistacchio di Bronte Dop cresce su terreni lavici (la cosiddetta “sciara”) inadatti al lavoro meccanizzato di raccolta, si è conclusa a metà settembre. Il motivo per cui il prezzo del pistacchio di Bronte Dop è di gran lunga superiore a quello di altri (coltivati su terreni sabbiosi), tanto da essere definito “Oro verde di Sicilia”, gira proprio intorno alla raccolta a mano, oltre che alle caratteristiche uniche del frutto, di forma allungata, colore verde vivido, buccia esterna violacea a causa dei componenti del terreno e dell’escursione termica tra il giorno e la notte.

Nino Marino in pistacchieto
L’AZIENDA. Tutto questo in casa di
Antichi Sapori dell’Etna, dove viene lavorato anche pistacchio di altre origini, è raccontato all’interno di una galleria informativa che si affaccia sui laboratori in cui il pistacchio viene trasformato in prodotti dolci e salati e sui depositi di stoccaggio dei semi la cui raccolta è biennale e viene fatta negli anni dispari. «Il primo brainstorming che ha portato alla nascita della nostra realtà l’abbiamo fatto in un pub a Barcellona, in Spagna. Stavamo partecipando a una fiera, ognuno per conto del proprio genitore, ma volevamo fare qualcosa di nostro e puntare sul pistacchio ci sembrò la cosa più semplice», racconta
Nino Marino. Il secondo step fu la realizzazione del logo del marchio
Pistì, «molto vicino a quello attuale. Con quello, qualche prodotto-prototipo che avevamo fatto preparare in alcune dolcerie, un catalogo e i bigliettini da visita con il numero di telefono di casa di
Vincenzo, decidemmo di presentarci al
Cibus. Al ritorno cominciarono a chiamarci molti buyer… Ma noi non avevamo né un laboratorio, né uffici. Solo il pistacchio che, molto presto, non bastò più», ricorda
Marino sorridendo di quell’azzardo quasi post-adolescenziale. Da quel momento tutto è stato veloce: il primo laboratorio, «piccolissimo, due camioncini per immagazzinare e consegnare il prodotto; le cambiali per acquistare le linee per i torroni e i torroncini; il secondo laboratorio ricavato da un'autocarrozzeria e poi l’acquisto del terreno dove oggi sorge l’azienda che dà lavoro a 90 persone, che da settembre a dicembre diventano 160, ed esporta in 52 Paesi».
DAI TORRONI AL PANETTONE. Se i torroncini, il torrone, il pesto e la crema di pistacchio sono stati i primi prodotti a marchio
Pistì, oggi in casa
Antichi Sapori dell’Etna stanno puntando molto sul luxury attraverso il marchio
Vincente Delicacies, distribuito in boutique enogastronomiche e piccoli punti vendita di 39 Paesi, anche Nuova Zelanda, Australia e Giappone. E il panettone, rigorosamente al pistacchio, da qualche anno, contribuisce alla crescita che ha toccato il +20%. «Il nostro parte da una ricetta antica, migliorata attraverso diverse prestigiose consulenze, compresa quella di
Luigi Biasetto che ci ha dato qualche consiglio e anche il nostro primo ceppo di lievito madre, dal quale oggi nascono tutti i nostri lievitati».

Il pistacchio nel mondo salato: Carbonara vegetariana al pistacchio...

...e Tonno in crosta di pistacchi