«Scusate siamo artigiani, i nostri sono prodotti freschi». Si giustifica Giuseppe Loiero quando all'arrivo dei primi avventori viene colto con in mano una sac à poche dalla quale spreme la crema di mascarpone appena preparata dalla mamma, Giovanna Anoia. Siamo nel cuore di Milano, in via De Amicis 7, nella prima tiramisuteca di Milano, anzi d'Italia, Mascherpa, una piccola "boutique del tiramisù". Il locale ha aperto lo scorso ottobre, «prima abbiamo voluto metterci alla prova», ma è stato inaugurato il 21 marzo in occasione del Tiramisu Day.
A chi è venuta l'idea?
Giuseppe continua a spremere crema di mascarpone e racconta: «Mia mamma ha sempre avuto la passione per i dolci; io, dopo 7 anni come
buyer food & beverage, ho pensato di specializzarmi in un unico prodotto, un trend sempre più in crescita. Ho deciso di puntare su quello che mia mamma sa far meglio, il tiramisù».

Giuseppe Loiero al bancone
Era il 2015, «faccio qualche indagine di mercato e scopro che il tiramisù è il dolce più consumato in Italia e uno dei primi nel mondo. Ma, al tempo stesso, è quello più difficile da reperire perché solitamente viene proposto solo al ristorante o a casa. Il tiramisù è un dolce semplice, bastano solo tre ingredienti per prepararlo, mascarpone, savoiardi e caffè. Ognuno ha nel cuore e preferisce la propria versione, associandola a un determinato ricordo della propria infanzia. A me ricorda tanto il pranzo della domenica, quando mangiandolo si concludeva il pasto e ci si sdraiava sazi e soddisfatti sul divano».
Così l'idea è diventata un business di famiglia. Mamma
Giovanna ci mette la ricetta e perfeziona la sua passione in cucina, ha studiato per ottenere il diploma in Pasticceria e Gelateria e ha frequentato un corso a Mantova da
Marco Antoniazzi, uno dei migliori pasticceri europei secondo il
World Pastry Stars del 2016.
Giuseppe ha pensato a come sviluppare il progetto e quando, nel 2017, ha trovato a Milano il locale giusto, uno spazio molto piccolo in via De Amicis 7, ha coinvolto anche la sua fidanzata,
Andrea Vasquez Medina, architetto di origini venezuelane che ha studiato l’ambiente a disposizione e contattato i migliori artigiani per dar concretamente vita al "corpo" di
Mascherpa.

Giovanna Anoia e Giuseppe Loiero, madre e figlio
«Proponiamo la versione classica del tiramisù e altre versioni colorate, affiancati da altre creazioni di pasticceria che ruotano sempre attorno ai suoi tre ingredienti chiave», continua
Giuseppe mostrando eleganti barattoli con tiramisù alla crema di frutti di bosco, mango, nutella, nocciola, pistacchio, fragola e cioccolato. Per la degustazione invece si affida al tiramisù scomposto: una tazza di caffè filtrato, qualche savoiardo («Riprendono la ricetta dei sardi
pistoccus, sono prodotti da mia mamma grazie a uno stampo fatto fare su misura») e crema al mascarpone. E poi da le indicazioni, «ognuno può decidere come abbinare i tre ingredienti e in che ordine degustarli».
In vetrina ci sono le
strip (“strisce” golose che ricordano nell’aspetto gli
éclair francesi) e
mini boule (piccole praline di cioccolato ripiene della loro crema). Travolti da tanta bontà c'è il rischio di dimenticare un dettaglio di questa storia: perchè il nome
Mascherpa? È il
mascarpone in dialetto milanese, l’unico ingrediente che ha origini lombarde: con questo termine si indicavano coloro che venivano dalla campagna e portavano il formaggio in città. Tradizione e innovazione.
Mascherpa è il primo esercizio commerciale italiano a essersi dotato di un registratore di cassa telematico che a fine giornata trasmette online all’Agenzia delle Entrate i corrispettivi giornalieri, svincolando il negozio dall’obbligo di tenere un registro cartaceo.