«La paella è il piatto più internazionale della cucina spagnola, un’eredità importante, da proteggere e divulgare, perché è parte integrante della nostra cultura, di ciò che siamo». A parlare è Quique Dacosta, patron dell’omonimo ristorante tristellato di Denia, a 60 chilometri da Valencia, nonché titolare di altri quattro ristoranti a Valencia: il bistellato El Poblet, Vuelve Carolina, Mercatbar, Llisa Negra.
Dacosta ha voluto essere presente – anche se solo virtualmente - con un suo contributo, all’evento dedicato alla Giornata Internazionale della Paella organizzato dall’Ente spagnolo del Turismo in Italia e da VisitValencia negli eleganti spazi di Identità Golose Milano, primo Hub internazionale della gastronomia.

Isabel Garaña, direttrice dell’Ente Spagnolo del Turismo
«È un piatto povero che ha saputo nel tempo oltrepassare i confini nazionali e diventare ambasciatore della nostra identità e cultura gastronomica», gli ha fatto eco
Isabel Garaña, direttrice dell’Ente Spagnolo del Turismo, spiegando l’importanza di questo appuntamento che dal 2018 è diventato un evento internazionale celebrato in tutto il mondo.

La presentazione nell'Hub di via Romagnosi
In collegamento dalla Spagna,
Leticia Colomer, market manager per Francia e Italia, ha raccontato le origini della Paella, che sa essere al contempo espressione di tradizione e innovazione, proprio come Valencia, radicata nel suo passato ma proiettata nel futuro, plasmata com’è dai capolavori architettonici di
Santiago Calatrava e nominata Capitale Mondiale del Design 2022, in gara (con altre 6 città) per diventare Capitale Europea per l’Innovazione.
In programma oggi, 20 settembre, la Giornata Mondiale della Paella ricorda il piatto più rappresentativo e conosciuto della gastronomia spagnola (con 8 milioni di ricerche su internet è la quarta ricetta più ricercata al mondo, ndr), quindi, che nel 2020 si arricchisce di una nuova iniziativa, la World Paella Cup, ovvero Coppa del Mondo di Paella, un torneo gastronomico internazionale che si ispira alle competizioni sportive, trasmesso (online) dallo Stadio Mestalla di Valencia.
A scendere in campo per sfidarsi nella preparazione della miglior paella al mondo, otto chef, quattro uomini e quattro donne provenienti da Italia, Francia, Romania, Australia, Giappone, Cina, Stati Uniti e Spagna. Sono l’australiano
Leno Lattarulo, la francese
Nathalie Bertheu, il giapponese
Kawaguchi Yuki,
Natalie Curie dagli Stati Uniti, il messicano
Manuel Juliá, la chef
Anne Marie dalla Romania e la spagnola
Chabe Soler. In gara per l’Italia,
Mateus Coelho che, nell’attesa, per gli ospiti dell’Hub della gastronomia di via Romagnosi 3, ha preparato una delle ricette in gara, la paella a base di capesante e ‘nduja, un omaggio al Sud d’Italia.

La Paella con capesante e 'nduja
Come nasce la paella valenciana, quella originale? «In origine è un piatto povero, lo cucinavano in passato i contadini quando andavano in campagna, all’Albufera, il parco naturale che si estende alle porte di Valencia, dove il riso viene raccolto proprio a settembre», ha spiegato
Coelho, chef del ristorante
Albufera di via Settembrini. È qui che viene servita la miglior paella di Milano, nel segno della tradizione con la perfetta
soccarrat (crosticina), preparata con
arroz Albufera, un ibrido che mutua dalla qualità
bomba la capacità di assorbire il brodo e dalla
senia quella di tenere la cottura, a cui si aggiungono pollo, coniglio, fagioli, lumache, cipolle, aglio e rosmarino. Non resta che «poner su grano de arroz», ovvero «dare il suo contributo» perché vinca l’Italia.
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