Follie, not ordinary fine dining è scritto sul menu della realtà gastronomica del Villa Agrippina, di un 5 stelle lusso isolato dalla capitale, alla base del Gianicolo. Non c’è passaggio, chi va lì lo fa per scelta e questo impone un impegno ancora maggiore a chi ha la responsabilità di Follie. Giorno dopo giorno, sta diventando una meta golosa, nata dal desiderio di soddisfare l’esatto contrario rispetto a mille trattorie nelle zone più battute dai turisti per i quali una vale l’altra.
Nuovo chef, Alfonso D’Auria, napoletano, cresciuto in scia alla famiglia Iaccarino. È lì da tempo, ma adesso gli hanno affidato anche le cucine di quello che deve divenire a tutti gli effetti un vero fiore all’occhiello. Vi sono professionisti chiamati da fuori e altri, più rari, che crescono all’interno. Questo è il caso di Alfonso, robusto, concreto e per nulla banale. Carbonara a parte, perché guai se nella capitale non si ha in carta almeno un pasta, in genere, proprio la carbonara, ci hanno stregato la Tartare di pomodoro (sembra di mangiare carne), i Fagottelli di vitello e su tutto, il Pennone con salsa di fondale, le profondità dei mari portate in tavola.
articolo a cura degli autori di Identità Golose
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Ristorante con camere
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