L’ultima insegna aperta da Davide Oldani si affaccia sulla medesima piazza ove regna la casa madre, il D’O, e prende il nome dall’olmo antico che veglia sul luogo. È un locale di dimensioni raccolte, ma dove gli spazi sono di ampio respiro: solo tre i tavoli disponibili così come le sedute al bancone della cucina a vista, ove lavora Riccardo Merli.
Ogni dettaglio dell’arredo e della mise en place è coerente ed esprime una convergenza tra estetica e funzionalità così da creare per gli ospiti una situazione di comfort che facilita la distrazione da eventuali logorii del vivere quotidiano e invita a concentrarsi sull’esperienza a tavola e a godere dell’unico percorso di degustazione in sei tappe (a pranzo c'è anche una formula breve), rispettoso della stagione in corso, dove le radici liguri di Merli fanno qua e là capolino, insieme a spunti lombardo-piemontesi, nelle interpretazioni tecnicamente impeccabili ed eleganti di piatti di italica impronta come l’Asparago gratinato alla milanese, zafferano e Monte stravecchio . Il servizio è cordiale e preciso. La carta dei vini dà spazio a etichette regionali, ma si può attingere a quella più vasta del D’O.
autrice del libro Gli anni d'oro della cucina parmigiana, per l'Accademia Italiana della Cucina, collabora a “Gusto”, pagina golosa della Gazzetta di Parma
autrice del libro Gli anni d'oro della cucina parmigiana, per l'Accademia Italiana della Cucina, collabora a “Gusto”, pagina golosa della Gazzetta di Parma