Cibo libero di montagna, e mai definizione fu più azzeccata. Juri Chiotti voleva un posto tranquillo per esprimersi, per fare la sua cucina a contatto per davvero con la natura. Siamo in una baita finemente ristrutturata, inaugurata nel 2001 in Val Varaita, nel saluzzese, quasi al confine con la Francia. Mani nella terra, si allevano galline, capre, si coltivano erbe, si raccolgono bacche e funghi. Tanta autoproduzione, dunque, e stagionalità degli ingredienti, selvatici e selezionati da fornitori locali.
La cucina si basa su cotture lente e alla brace, sapori dai richiami fumé, sì, ma c’è tanta intensità anche negli ortaggi, naturalmente autoprodotti. I piatti vogliono parlare della natura. Chiotti fa un passo indietro. Le proposte cambiano di continuo. Si va dal Borsch di barbabietole, kefir e ravanelli fermentati al Risotto, zucchine, basilico, tuma di capra affumicata e limone nero. Come ama dire lo chef: «Verdure dai nostri orti, carni e lattiche dei nostri animali e tanto selvatico qua e là... cosa c'è di meglio?». Il vino è ben presente, ma lo è anche il sidro di mele di propria produzione.
laureata in Economia e valorizzazione del turismo, trasforma la sua passione per l’enogastronomia in lavoro. Giornalista, è consapevole dell'effetto moltiplicatore che anche solo un ingrediente può avere in un territorio. Da quasi vent'anni viaggia (molto) e racconta tutto quello che assaggia di curioso ed entusiasmante
Tavoli all’aperto
laureata in Economia e valorizzazione del turismo, trasforma la sua passione per l’enogastronomia in lavoro. Giornalista, è consapevole dell'effetto moltiplicatore che anche solo un ingrediente può avere in un territorio. Da quasi vent'anni viaggia (molto) e racconta tutto quello che assaggia di curioso ed entusiasmante