A 16 anni lavava già i piatti in un ristorante di Richmond; sempre lì, si è svezzato all'Opossum di David Shannon. Una volta a Chicago, ha sudato nelle cucine del C House di Marcus Samuelsson, dello Spring di Shawn McClain e dello Schwa di Michael Carlson, facendosi finalmente notare per i particolari piatti gluten free.
Oriole, il primo ristorante di sua proprietà aperto nel 2016 in zona West Loop (al quale si accede tramite un montacarichi), lo ha fatto finalmente volare: oggi, Noah Sandoval può vantare un largo seguito di clientela, due stelle Michelin e la fama di chef che non bada a compromessi.
Il manifesto culinario? Materia prima, materia prima, materia prima: la migliore sul mercato, stagionale e se possibile locale. Il punto di partenza, dice lui, per lo studio di ogni nuova ricetta, spesso complessa e contaminata da influenze asiatiche. Ad esempio Ostriche con brodo di prosciutto mangalica; Capellini al burro con tartufo e bacche di segale; Fiiletto di wagyu Miyazaki con asparagi glassati nella propria salsa, funghi, olio di wasabi e tuorlo d'uovo; Nero di seppia in crosta ripieno di riso koshihikari, polpa di riccio e di granchio, scaglie di tartufo...
articolo a cura degli autori di Identità Golose
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