Si chiama Bistrot ma non è un bistrot, almeno non nell'accezione del termine che pare derivare dal russo "bystro", veloce!, cioè l'invito di soldati russi affamati ai locandieri francesi nella Parigi occupata del 1814. Ma qui, nei raccolti locali precollinari del ristorante torinese di Cannavacciuolo, la velocità sarebbe cattiva consigliera perché tutto è studiato per trasmettere rilassatezza.
Le sedute comode, la carta dei vini ricca, da sfogliare con agio, il servizio cortese e premuroso fin dall'accoglienza, e soprattutto i piatti di una cucina affidata al giovane Emin Haziri che esplora felici contaminazioni tra Piemonte e mediterraneo. Il menu dei "classici" è esplicito sin dall'antipasto, quel "tonno vitellato" con maionese di bottarga pescato nel mar di Piemonte e felice sintesi delle due anime dello chef Cannavacciuolo che è in carta sin dall'apertura del locale.
Completa la fusione il Riso aglio, olio, limone e bottarga o la Guancia di vitello guancia di vitello con sedano, curcuma, nocciole e porcini. Il menu "questioni di attimi", in cui la mano di Haziri è più libera, rompe invece i legami con in territorio d'adozione, e porta in dote la freschezza di piatti come l'Ombrina, con bernese agli agrumi e salsa di cacciucco o come il Branzino con le alghe, le vongole e il cavolfiore.
avvocati di professione e gastronomi per passione. Da 25 anni recensiscono a quattro mani ristoranti sulle pagine torinesi di Repubblica. Collaborano con varie guide gastronomiche nazionali e sono gli autori delle Guide i 100
Tavoli all’aperto
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