Studente di medicina, fotografo, imprenditore in Cina, conduttore radiofonico, food blogger, scrittore. E dal 2013, a 54 anni, chef autodidatta nel suo primo e attuale ristorante in un quartiere defilato, con sinuoso bancone, un pugno di tavolini, una ventina di coperti. Dove l'atmosfera è casalinga e francese, ma il concept giapponese, quasi kaiseki: cucina e cuochi a vista, menu di mercato, materie prime di alto livello, colori, sapori e consistenze perfettamente bilanciati.
Proprio come il suo idolo Alain Passard infatti, Bruno Verjus punta tutto sul prodotto di stagione, all'insegna del sapore il più possibile crudo e schietto, scevro di sale: l'unico, vero motore di piatti non meditati, ma sempre improvvisati à la minute, secondo spesa e ispirazione.
Filosofia, qualità e genuinità che hanno fatto guadagnare in breve riconoscimenti oltre ogni aspettativa. Fanno fede piatti tipo Nebbia Mattutina (stufato di foie gras in brodo di granchio e bottarga) o la soave Granseola sbriciolata con emulsione di riso e fiori d'arancio. Ma anche l'immaginifico dessert Cioccolato, capperi e caviale e il mestiere sui calici dell'italianissima Agnese Morandi.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
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curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).