Appena fuori Bologna, sorge Villa Zarri, dimora del Cinquecento che ospita, già da qualche anno, le creazioni gastronomiche di Agostino Iacobucci. Lo chef, di origini campane (come ricorda anche il bellissimo trittico di fotografie pop all’ingresso della sala), vive da tempo in Emilia Romagna ed è stato bravo a fondere questa terra con la sua, partendo dalla pasta fresca in Napoli incontra l’Emilia (Ravioli al ragù napoletano e Parmigiano) o nei Bottoni di patate in brodo di totano.
Non c’è solo questo: le portate parlano anche di Oriente, con l’Anguilla di Comacchio al tosazu, di Francia, con l’impeccabile quaglia arrostita, ma soprattutto di mille declinazioni vegetali, grazie anche all’orto, gestito dalla cooperativa sociale Eta Beta. Il daikon diventa una rosa con gamberi e caviale, la carota è declinata in tre servizi, il sedano rapa è cotto al sale e il peperone crusco diventa protagonista di uno spaghetto.
La cucina di Iacobucci è cangiante nell’aspetto, ricordando ora un’opera di pop art, come la Seppia con spuma di aglio, olio alla nduja e lime, e ora un inconfondibile babà, ma sempre con un unico comun denominatore: un gusto autentico e verace.
piacentino, classe 1988, ingegnere&ferroviere. Mosso da una curiosità gastronomica continua, ama definirsi “cultore delle cose buone”, essendo cresciuto in una famiglia dove si faceva tutto “in casa”. Crede fermamente nella buona tavola come creatrice di legami, ricordi ed emozioni vive. Instagram @lucafarina88
+39051263699
Tavoli all’aperto
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piacentino, classe 1988, ingegnere&ferroviere. Mosso da una curiosità gastronomica continua, ama definirsi “cultore delle cose buone”, essendo cresciuto in una famiglia dove si faceva tutto “in casa”. Crede fermamente nella buona tavola come creatrice di legami, ricordi ed emozioni vive. Instagram @lucafarina88