I due punti rossi simbolo grafico del locale dettano la fonetica dell'enigmatico cognome dello chef ligure/siculo/olandese ma sembrano anche l'introduzione al discorso diretto che apre il microfono a uno dei frasari più interessanti della scena milanese. Boer è stato già tante cose che strabordano dal contenitore tutto sommato angusto di una sola vita, ma di recente ha imparato anche a comunicare delle proprie emozioni con sicurezza e senza contorsioni. E poi lui, diviso tra due patrie, ha scelto di giocare per l'Italia, spingendo forte nel dopo-pandemia sui prodotti del nostro Paese che evidenzia - peccati e peccatori - in una cartolina che i clienti trovano sul tavolo.
Una scelta non banale, che rompe i ponti con le contaminazioni del passato, anche se non le rinnega. Il menu diventa così un viaggio aromatico per la penisola attraverso piatti dalla silhouette ben definita, anche grazie all'utilizzo di pochi ingredienti per ogni piatto. E poi ci sono sempre i classici, l'Eravamo come pane e burro, l'appropriazione del Riso Nino Bergese, Il Rimedio della nonna. In sala giganteggia la compagna Carlotta Perilli, che contribuisce al senso familiare del posto.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
+390239468368
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