Scrivere qualcosa che non sia stato già detto sulla cucina di Carlo Cracco è oggettivamente impossibile: i suoi piatti sono stati ampiamente raccontati analizzati, criticati, amati, odiati. Si può, invece, raccontare l'emozione sempre diversa che Carlo Cracco e Luca Sacchi sanno far provare ogni volta che ci si siede in Galleria, la sensazione del viaggio in una città che si crede di conoscere bene e che ogni volta ci regala nuovi scorci e prospettive e non finisce mai di stupire.
Tutto all'apparenza è semplice e giusto, nessuna forzatura: solo due cuochi a cui piace il proprio lavoro, nessuna esibizione ostentata eppure ogni piatto nella sua assoluta bontà racconta di studio, di ricerca, di sostenibiltà, di unicità, di confronto, di generosità, di rifiuto di piegarsi alla piatta omologazione. Il team di sala è sorprendente, tutti giovani capaci, dinamici, empatici che hanno ben chiaro il senso dell'accoglienza. Ogni volta si esce con la convinzione che Cracco abbia superato se stesso, che non potrà mai dare di più ma c'è anche la certezza che la prossima volta sarà nuovamente in grado di smentire tutti.
torinese, enotecaria, sommelier professionista è tra i collaboratori liguri della Guida ai Ristoranti di Identità Golose
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