Memoria e innovazione sono le parole che meglio di altre raccontano le vicende professionali di Marco Martini, cuoco orgogliosamente capitolino che ha sempre avuto il talento e la spregiudicatezza di raccontare la tradizione della città con un twist irriverente (vedi il menu chiamato I Romanissimi), ma di portare il suo estro anche su altri livelli.
I suoi piatti vivono di un’anima classica e con fondi a tutto gusto, per una cucina vera e il piacere di un trasgressione misurata, come nel Raviolo di club sandwich, nella Tarte tatin di invidia con mele e camomilla che chiude il percorso veg del ristorante o nel sorprendente Piccione con granchio e verza. Capita raramente nella capitale di lasciarsi a libere interpretazioni dei piatti forti della tradizione, invece Martini si diverte a infrangere i tabù (chi poteva immaginare un tiramisù di coda alla vaccinara?) e l’esperienza diventa davvero unica se si è di ampie vedute e disposti a farsi sorprendere. E per gli amanti del bere non convenzionale, la carta dei vini riserva etichette naturali di assoluto pregio, anche internazionali.
giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare
Tavoli all’aperto
giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare