Ne hanno fatta di strada i due fratelli Camanini, Riccardo in cucina e Giancarlo in sala, passando da un lago all'altro. Originari dell'Iseo sono ora sulla sponda bresciana del Garda, intinta di suggestioni dannunziane (il Vittoriale è poco distante). Quando iniziarono avevano debiti e personale contato, ora sono alla guida di una delle navi con più vento in poppa della scena gastronomica italiana.
La cucina non è etichettabile facilmente: è dotta, personale, sconcertante, profonda, la tecnica c'è ma è utilizzata senza sfoggio di gestualità inutili, il menu cambia spesso seguendo l'itinerario esistenziale dello chef e infatti chiama Oscillazioni, a dare il senso di un andirivieni concettuale. Interessante in particolare il lavoro sulla pasta, che Camanini coniuga in vari tempi e modi, dalla celeberrima Cacio e pepe in vescica alle 84 ore e undici minuti di pastasciutta, con dei fusilli cotti sette volte per dodici ore alternando forno e frigorifero, ciò che rende la pasta (utilizzata come contorno di un piccione) digeribilissima.
La sala, dagli arredi da salotto di casa, è guidata magnificamente da Giancarlo, braccia strappate al management. Per nostra fortuna.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
Tavoli all’aperto
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive