Un serio divertimento per condividere il piacere (anche della sorpresa) delle bollicine. Attraversando anche il mondo, lasciandosi trasportare da un calice ad occhi chiusi e magari ritrovandosi dove mai ci sarebbe aspettati.
Due Salotti del Vino hanno appassionato in questa direzione, a partire dalla degustazione del giorno d’esordio del Salone del Vino e giungendo a quella conclusiva, entrambe guidate da Raffaele Foglia e con il servizio dei sommelier Ais Laura Castellani, Lino Cicatiello e Alessandro Marcolini.

I vini degustati nel primo Salotto dedicato alle bollicine
Protagonista speciale - per degnamente celebrare i 20 anni di viaggio in
Identità Golose - il pianeta musicale del 2025. Per la prima masterclass, non si poteva che cantare “Il giorno dei giorni” di
Ligabue. Degustazione rigorosamente alla cieca per i giornalisti iscritti, anche deliziosamente spiazzante. Si scopre, ad esempio che sì, in quel calice non ci sono bollicine italiane, ma nemmeno francesi come veniva da pensare istintivamente quando si percepisce che arrivano da oltre confine: a bussare – leggi, incuriosire – sono stati niente meno che Brasile e Inghilterra.
Il bello di questo viaggio è che attraversa spazio e tempo. Non solo per le annate, alcune distanti e con un tocco sorprendente, con lo sguardo dunque indietro. Ma anche perché si poneva un interrogativo: nella differenza delle etichette, possiamo dire che appartengono tutte al futuro? La risposta è stata sì, ciascuna a modo suo, nel corso della degustazione accompagnata dai prodotti di PickPock Creations e mordiQUA.

Raffaele Foglia ha condotto la degustazione
Ecco i vini degustati:
Casa Valduga 130 Blanc de Noir,
Rathfinny Blanc de noirs Brut,
Bellenda S.C. 1931 Metodo Classico 2021,
Bellenda S. C: 1931 Metodo Classico 2012,
Bellenda S. C. 1931 Metodo Classico 2010,
Cà del Bosco Franciacorta Vintage Collecton Brut R.S. 2010,
Berlucchi Franciacorta Riserva Palazzo Lana Extreme 2013,
Berlucchi Franciacorta Riserva Palazzo Lana Extreme 2006 (sboccatura 12 giugno 2014).
Case storiche, classici del nostro Paese e assaggi lontani: un mix che mostra ancora una volta il fascino di questo meraviglioso universo di nome vino, a cui Identità Golose ha voluto dedicare questo innovativo spazio. Come si anticipava, l’incontro con il metodo classico brasiliano – Pinot Nero e Chardonnay, 36 mesi sui lieviti – ha sorpreso e divertito, così come il brindisi nel Sussex.

Foto di gruppo per i partecipanti al Salotto del Vino, dal titolo "Il giorno dei giorni"
Certo, il viaggio si è fatto particolarmente emozionante addentrandoci nel tempo fino al 2006 con
Berlucchi: le bollicine di una vendemmia di 19 anni, che raccontano fino ad oggi la forza e l’eleganza di un territorio e che accompagnano con autorevolezza piatti importanti. Mitico anche il doppio match con l’annata 2010, con
Cà del Bosco e poi con
Bellenda.
E proprio per l’azienda di Vittorio Veneto, con la sua passione e il suo garbo Umberto Cosmo ci ha condotto alla sfida vinta, quella di «tornare a quello che si faceva, ma con testa moderna». Non c’è definizione migliore: S. C. 1931 è il Metodo Classico Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, che omaggia il fondatore Sergio Cosmo con le iniziali e l’anno di nascita a coronamento del risultato. Lo fa con un rispetto che è identità, curiosità e ricerca: tutto insieme. Il futuro c’è, e si sente.

What if: il secondo Salotto del vino dedicato alle bollicine
Il piacere della sorpresa ha vinto anche nella seconda masterclass delle bollicine, nel segno di “What if” dei
Coldplay e accompagnato dal
Consorzio Parmigiano Reggiano.
Ecco le bottiglie degustate, sempre alla cieca, nella masterclass conclusiva. Qui l’esplorazione continua oltrepassando il confine italiano, ma anche avventurandosi in zone meno note o con prodotti capaci di stupire per la loro ricerca e la loro attualità: il futuro in cammino. Loxarel Refugi, Di Sipio Brut Metodo Classico, San Cristoforo Pas Dosé Franciacorta, Lilly Bui Alta Langa, Bellavista – Alma Assemblage 1 Franciacorta, Tappero Merlo – Erbaluce di Caluso Spumante Cuvée des Paladins.

I vini della seconda degustazione
Si parte allora con la Spagna, con la guida di
Marco Manfrè di
Zafferano: biologico, biodinamico e senza solfiti aggiunti, 90%
Xare-Lo (vitigno non facile, da addomesticare per così dire) 10%
Chardonnay, 6 mesi di affinamento in barrique. È sempre
Manfrè a farci tornare in Italia, e più precisamente in Franciacorta, e illustrare il
Pas Dosé di
San Cristoforo: «Cantina di Erbusco, questo è il fresco a 18 mesi, che esce bello fiorito».
Che bella sorpresa gustare il Brut Metodo Classico abruzzese (Chardonnay 60%, Pinot Nero 40%) con Di Sipio, a Ripa Teatina, in provincia di Chieti. Una storia di famiglia: papà Nicola, mamma Anna Concetta, Massimo e Paolo. È quest’ultimo a raccontare la genesi: «Il sogno di mio papà era fare qualche bottiglia di Metodo Classico da bere con i suoi amici e poi da lì abbiamo preso spunti, abbiamo anche vini fermi. Nel 2000 ha comprato la tenuta dove lavorava suo padre come bracciante, hanno impiantato Pinot Nero e Chardonnay…».

I sommelier dell'Ais: Alessandro Marcolini, Laura Castellani e Lino Cicatiello
Torniamo rapidamente su per lo stivale ed ecco
l’Alta Langa, 100%
Pinot Nero della giovanissima (è nata nel 2020) e interessante azienda
Lilly Bui, raccontata da
Federico Pedrazzi della società distributrice
WineTip. «Ritengo che sia una delle zone del futuro, l’Alta Langa, ne ha tutte le possibilità» sottolinea
Raffaele Foglia. Quarantotto mesi sui lieviti, una produzione limitata: una vera chicca, questo calice apprezzatissimo dai partecipanti.
Quanta storia invece e quale appeal continuo rappresenta Alma Assemblage 1 Franciacorta Docg di Bellavista: un assemblage appunto di vini di riserva (si arriva fino al 2014).

Domenico Tappero Merlo con Raffaele Foglia
Ma è il Piemonte a concludere questo tour ed è la carta sorprendente finale: parola d’ordine
Erbaluce. «Un vitigno particolarmente indicato per la spumantizzazione – rimarca
Domenico Tappero Merlo – Ha dalla sua una spiccata acidità che nel passato ha rappresentato anche un suo limite. Per trovare il giusto equilibrio, riducendo le rese e interpretandolo in un certo modo, sta dando il meglio di sé. Sessantasei mesi sui lieviti, questa è la seconda sboccatura del 2018. Nasce per essere un tutto pasto, 13 gradi alcolici, viene vinificato in barrique esauste e inizia la sua presa di spuma, qui rimane 5 anni, cinque anni e mezzo».
La sapidità dei suoli morenici e l’acidità del vitigno sono due elementi chiave; il risultato è accattivante per la mineralità e il finale agrumato, ma soprattutto per la longevità, quella sua capacità di proseguire con decisione il viaggio, anzi di dare il meglio di sé.