Più di 9mila chilometri separano l’Italia dal Brasile. Nonostante la distanza, c’è un legame fortissimo tra i due paesi: dal modo di parlare e gesticolare fino al linguaggio gastronomico. Perché, se è è vero che il Brasile ha una sua identità culinaria – riso, fagioli e carne dominano la tavola –, ciò non sarebbe stato possibile senza l’influenza dei migranti italiani.
«Attualmente siamo la nazione col maggior numero di migranti italiani al mondo, soprattutto a San Paolo, la città in cui dove vivo e lavoro». A parlare è Janaina Torres, ospite al Congresso di Identità Golose del ventennale sul palco principale. La chef, votata Miglior chef donna al mondo per la World’s 50Best 2023, deve infatti tutti i suoi saperi proprio all’Italia, avendo avuto come mentori Giovanni Bruno e Walter Mancini. «Poi, la mia nonna paterna era di Pisa, è lei che mi ha fatto conoscere la comunità italiana dei ristoranti di San Paolo. A loro devo tutti i miei insegnamenti».
Classe 1975, Janaina Torres ha aperto il suo primo locale, Bar da Dona Onça, nel 2008, per poi bissare nel 2015 con il ristorante A Casa do Porco Bar, indirizzo classificato al 27esimo posto della stessa World’s 50Best 2024. Traguardi importanti che dimostrano la ricerca costante di Janaina Torres nel trovare congruenze, similitudini e storicità tra la cucina del suo Paese e la nostra. «La tradizione gastronomica di San Paolo esiste, ma ancora oggi oltre il 65% dei ristoranti della città ha un’evidente influenza italiana. Il nostro percorso gastronomico è vincolato ai prodotti e agli ingredienti della cucina tricolore», racconta la chef.

Con Rafa Tonon, collega brasiliano e presentatore dell'intervento di Torres
Se si percorrono le vie di San Paolo, è facile trovare innumerevoli trattorie, pizzerie e ristoranti di matrice italiana come
Il Carlino, la più antica insegna della città. «Un aspetto interessante è il riadattamento che operiamo tra il cibo italiano e i gusti e le esigenze del popolo brasiliano – spiega
Janaina Torres –. Dal Vitello tonnato alle Melanzane alla pizzaiola, dal Fritto misto partenopeo al Polpettone, che noi farciamo con salame e formaggio».
Proprio il formaggio è uno di quegli ingredienti che i migranti italiani hanno fatto scoprire e apprezzare alla popolazione carioca così come il tartufo, il fungo ipogeo di cui, nel 2016, si sono trovati i primi esemplari nel sud del Paese. «Il Brasile ha creato un’identità alimentare grazie all’arrivo degli italiani, ma con una sua interpretazione. Possiamo definirla come una
brasilianizzazione della cultura italiana», chiosa
Janaina Torres. Uno splendido intervento che ha evidenziato come la cultura gastronomica sia ovunque un mezzo potentissimo, un passe-partout per società e persone di ogni angolo del mondo.