Sul grande schermo scorrono immagini, volti, momenti. Diciannove anni di storia, un viaggio che parte da piazza Affari, sede della prima edizione di Identità Milano, e arriva fino a oggi nel segno di Identità Future, tema scelto per questa importante edizione, tra parole, gesti, intuizioni che hanno segnato la cucina contemporanea. In pochi minuti sfilano i volti di chi ha scritto pagine fondamentali della ristorazione, solo per citarne alcuni: Ferran Adrià, Pierre Troisgros, Gualtiero Marchesi, Massimo Bottura, Alain Ducasse, Carlo Cracco, René Redzepi, Gastón Acurio, Cristina Bowerman, Ana Roš e molti altri. Un racconto denso di significati, che non è un omaggio nostalgico, ma un punto di partenza. Perché Identità Milano, nel suo ventennale, non guarda indietro, ma avanti.

«Vent’anni sono un traguardo, ma non un punto di arrivo», ha sottolineato Claudio Ceroni, aprendo il Congresso accanto all’altro fondatore, Paolo Marchi. «L’alta ristorazione non può più essere solo un’arte: deve assumersi responsabilità più ampie, confrontarsi con le questioni sociali che la attraversano», sottolinea Marchi. Un’idea chiara, ribadita con forza: il valore di una cucina non si misura più solo nei piatti, ma nella capacità di incidere sul mondo.

L'intervento di Claudio Ceroni
Un pensiero che trova eco nelle parole di
Roberta Schira, lette da
Ceroni: «Del resto, questo congresso non è mai stato una parata di chef egocentrici, ma un laboratorio di idee». Una frase che sintetizza lo spirito con cui
Identità Milano ha affrontato questi anni: la cucina come spazio di confronto, di crescita collettiva, di visione. «Ogni tanto si può essere capiti quando si lavora tanto e con sincerità», ha aggiunto
Ceroni.
Identità Milano, oggi, è anche il riconoscimento di un percorso che ha segnato la cultura gastronomica, costruendo ponti tra idee, territori e professionisti.
Non è un caso che il congresso abbia scelto, come simbolo di questa edizione, una frase di Roberto E. Wirth, storico patron dell’Hotel Hassler di Roma: «Non guardiamo mai al passato perché ci distrae dal presente. Il nostro obiettivo è il futuro». Parole che in questo contesto assumono un significato profondo: la ristorazione deve evolversi, interrogarsi su ciò che sarà, senza ripiegarsi su celebrazioni sterili.
Ma se il Congresso è cresciuto, è anche grazie a chi, con la lungimiranza dei grandi, ha creduto in questa visione fin dall’inizio. Luigi Veronelli, il primo a scrivere a Marchi per complimentarsi dopo la nascita di Identità Golose. Stefano Bonilli, direttore del Gambero Rosso, e Bob Noto, che con il suo obiettivo ha saputo raccontare la cucina con ironia e immagini. I loro nomi risuonano sul palco non come ricordi, ma come testimoni di una strada che continua.

L'intervento del sindaco Beppe Sala

Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano
Strada sostenuta anche dal Comune di Milano, presente con l'assessore alla Cultura,
Tommaso Sacchi, e dal
sindaco di Milano Giuseppe Sala, che con un videomessaggio ha ribadito l’importanza della manifestazione nel panorama gastronomico internazionale: «Non possiamo limitarci a guardare al passato. Innovare e rinnovarsi, aprendosi alle nuove generazioni, è l’unica strada per costruire il futuro della ristorazione».
Un percorso reso possibile anche dal sostegno di Acqua Panna, San Pellegrino, Avolta, Consorzio Parmigiano Reggiano, Fondazione Cotarella, Molino Casillo, Velier, Berto's, Champagna Billecart-Salmon, Guido Berlucchi, partner storici che hanno accompagnato Identità Milano nella sua crescita, condividendone visione e valori.
E Identità Milano 2025 segna un ulteriore passo avanti: alle cene, al via ieri sera, nell’hub di via Romagnosi, per la prima volta, il congresso si espande oltre i confini del MiCo, con una Bar Experience diffusa nei migliori cocktail bar della città. Un segnale di apertura a nuovi linguaggi dell’ospitalità, a un dialogo che si allarga sempre di più.
E il futuro, a Identità Milano 2025, è già iniziato.