Roma negli occhi e nelle vene.

Piazza Trinità dei Monti, Roma, e in cima l'hotel Hassler
E una strada che Andrea Antonini ha percorso osservando vorace tutto quello che passava sotto ai suoi occhi, fino a conquistare la vista più incredibile della città eterna.
Una vetta meritata, quindi, quella del ristorante Imàgo all’hotel Hassler che corona sudore, prove e talento. E accoglie dal 2019 - con una stella confermata dopo appena sei mesi - , la creatività di questo giovane chef romano, classe 1991, che prende il posto di Francesco Apreda.

La meravigliosa vista dalla sala dell'Imàgo
Non ha avuto strada facile, ma l’ha percorsa sempre con la giusta attitudine, senza risparmiarsi: ha studiato, ha ascoltato e lo ha fatto in Italia, spingendosi fino in terra iberica.
Tappa prima, Denia, da Quique Dacosta quando, prima ancora di accedere a uno stage, l’apprendista riceveva un vademecum dettagliato sul da farsi una volta lì, a cui non solo Antonini si attiene, ma segue a testa bassa e così conquista la fiducia di Juanfra Valiente, responsabile ai tempi della linea creativa di Dacosta, che lo volle al suo fianco.
Ecco nascere la precisione da un passaggio a un altro in menu degustazione: complementarità tra ingredienti, precisione, equilibrio magnetico tra un piatto e un altro. Prosegue il suo viaggio, sempre in Spagna, questa volta nella brigata de El Celler de Can Roca, quindi alla corte di Enrico Crippa al Piazza Duomo, tre stelle Michelin ad Alba, due mete dove, invece, sviluppa una sensibilità particolare per il servizio degli snack: l’ouverture è vissuto come momento solenne, complesso, decisivo se ragionato con intelligenza, il dipanarsi di una trama di sapori che avviano all’intera degustazione.

Un classico, ormai, l'Imago's pizza, ossia meringa di acqua di pomodoro tostata e condita con polvere di pomodoro e crema di fiorfilatte, infine foglia di basilico, in uno scattto di Tanio Liotta
Una materia - e maniera - che Antonini assimila, assieme al rigore, alla disciplina, e che diventa un dolce invito a sviluppare una creatività tutta sua, mentre subentra leggero il richiamo della sua Roma.
Un desiderio che incontra quello della famiglia Wirth e in particolare di Roberto E. Wirth, il patron che fu dell’Hotel Hassler, alla ricerca di un giovane romano, ambizioso, pronto a guidare la cucina dell’Imàgo: insomma di quel ristorante che, per sua naturale conformazione, invita ad abbracciare sterminati orizzonti. Tra conquista e splendore.
Visioni della tradizione romana e italiana incontrano forme contemporanee, fresche nell’immaginazione di Antonini; concentrazione di gusto, sublimazione della materia prima sulla quale la ricerca è profonda e seria, un aggiornamento costante delle sue stesse interpretazioni passate, attraversate sempre da stimoli inediti, che convergono verso una maturità e sostanza attuali.

Contemporaneità: Pasta, burro, parmigiano, polline e cedro in uno scatto di Alberto Blasetti
Spicca il volo adesso Antonini, lontano da terreni sicuri, audace nelle soluzioni che propone ora alla tavola dell’Hassler. Più sicuro, più concentrato, custode nel gusto delle parole del compianto Roberto E. Wirth, e quindi: «Non guardiamo mai al passato, perché ci distrae dal presente e il nostro obiettivo è il futuro».
Senza necessità di stravolgere. Molto più importante è emozionare e un ossimoro diventa la colonna portante della sua visione: «Devi essere molto serio per creare qualcosa di molto divertente».