Drink Kong

Pulizia ed eleganza. Questi i segreti di quello che molti considerano il migliore bar italiano: uno scrigno buio, illuminato solo dai neon, giapponesizzante, nel quale va in scena l'idea assoluta di mixology di Patrick Pistolesi, il cosiddetto Kong Factor.

La carta è ricca e narrativa e viene cambiata all'incirca ogni due anni (ma a metà strada si fa un aggiornamento del sistema con la versione 2.0) e propone anche alcuni evergreen salvati dai percorsi finiti in soffitta. Il tema è sempre forte: al momento è Perimetro e Forma, che trasforma i drink in poligoni tutti diversi, con i lati più o meno pronunciati dei vari sapori, l'amaro, il dolce, l'acido.

Piace l'assoluta nitidezza dei prodotti, bicchiere-ghiaccio-drink, senza mai un elemento che svii, una decorazione, senza mai l'effettaccio che possa distrarre dalla concentrazione sulla bevuta, favorita anche dall'atmosfera cinematografica.

Il servizio è perfetto, discorsivo il giusto, e poi tutti sanno fare tutto, dalla ricerca in laboratorio al bancone. Più in là, dietro una porta seminascosta, anche un secret bar con una carta diversa, il Nite Kong. Un bar di livello internazionale, un luogo dell'anima.