La disobbedienza al degrado passa da coraggio e responsabilità. Concetti che uniscono eccellenze del Made in Italy e scuola, con il progetto Caivano. Sul palco di Identità Milano, all’Arena, domenica 10 marzo si crea un ponte tra Lombardia e Campania con il dibattito guidato dalla giornalista Valentina Bisti: davanti a una platea di giovani un messaggio carico di energia viene condiviso da Achille Scudieri (presidente della Fondazione Achille Scudieri), Dominga Cotarella (presidente Fondazione Cotarella), Emmanuel Conte (assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del Comune di Milano) e Valerio Izzo (Piazzetta Milù, Castellamare di Stabia). Al centro dell'incontro, una figura chiave di disobbedienza per dare un futuro ai ragazzi, Eugenia Carfora (dirigente dell’Istituto Morano).

Caivano ha attirato l’attenzione nazionale per fatti tragici. Stando alle testimonianze dei presenti, emerge che la professoressa Carfora decide di non guardare dall’altra parte e disobbedisce a una terribile abitudine, quella al degrado. Quindi due famiglie si intrecciano con le loro fondazioni per regalare ai ragazzi un sogno. Dominga Cotarella parte dalla «consapevolezza di essere nati in famiglie straordinarie» e prosegue: «Ogni imprenditore dev’essere visionario ed entusiasta e lasciare il segno. A Caivano insieme abbiamo incontrato Eugenia, che ha avuto il coraggio di andare oltre la paura. Siamo usciti con la volontà di fare qualcosa di vero».
Così i giovani hanno visto la luce della formazione nell’accoglienza, nella sala, nel prendersi cura dell’altro. Ecco il progetto Intrecci, l’opportunità di vivere un’esperienza nell’Accademia con borse studio. Le fa eco Achille Scudieri: «Abbiamo voluto dare la possibilità a ragazzi meno fortunati di approcciarsi al contesto lavorativo. Abbiamo trovato nell’istituto Morano una grandissima isola felice in un contesto difficile».
I giovani hanno risposto con la «voglia di riscattarsi» e la speranza è che la luce sia contagiosa per altri.
Lo sguardo si sposta a Milano, dove l’assessore Emmanuel Conte rimarca che ci deve essere «uno stile organizzato di integrazione, non basta il buon sentimento, e il pubblico ha un ruolo fondamentale». Si tratta di sognare e di aiutare a farlo. Come tanti sono i sogni che hanno sospinto Valerio Izzo e i suoi fratelli, nell’impresa fondata dai genitori, Michele e Lucia. Da pizzeria a ristorante stellato, «molti ragazzi sono passati da noi in vent’anni, con tantissime culture familiari. Ora collaboriamo con quattro istituti».
Coraggio, famiglia, sono parole predilette dagli ospiti. Ne compare un’altra, responsabilità, dice Dominga Cotarella: «Spesso le condizioni non puoi modificarle, ma capire come cambiare la risposta a ciò che la vita ti pone fa la differenza».
Dall’incontro fiorisce il desiderio di scambiarsi progettualità. Consapevoli del fatto che il cameriere non è professione che attiri, eppure all’estero è ambita in termini di stipendio. «Va riconosciuto il suo valore economico» ha invitato Cotarella. Secondo Izzo, cambierà: sta già cambiando.