Perché un'intera nuova sezione, un'intera giornata "diversa" a Identità Milano 2023, con esperti di marketing, docenti, giornalisti, esponenti politici, istituzionali e dell'associazionismo, certo tanti chef com'è ovvio ma anche psicologi, psicoterapeuti, persino tenori? Perché, insomma, lo spazio Golosi di Identità, domenica 29 gennaio al congresso, in collaborazione con Fondazione Cotarella? Qualcuno direbbe: che c'azzecca parlare, ad esempio, di "Alimentarsi di vita: la forza della fragilità"?
Noi si tratta principalmente di cucina, o per meglio dire alta cucina, o ancor meglio cucina d'autore. Poi ci sono tutti gli annessi e connessi che si sono via via aggiunti negli anni, parte dello stesso motore, come fossimo al volante: il mondo della pizza, della pasticceria, della sala, dell'enologia, della spumantistica, della mixologia e così via elencando. Il cruscotto però ha una spia che s'illumina di rosso, indica un pericolo, l'automobile ha qualcosa che non va e necessita d'intervento: è la spia rappresentata dai disturbi alimentari. Ne parliamo dunque a Identità Milano 2023 perché diventa un aspetto da non sottovalutare dello stesso sistema, l'alimentazione e il benessere - o il malessere - contemporaneo.
Golosi di Identità è stato presentato l'altro giorno a due passi dalla Madonnina, a Identità Golose Milano, primo hub internazionale della gastronomia, una platea affollata di giornalisti e a darsi il cambio al microfono molti dei protagonisti che saliranno sul palco del nuovissimo Spazio Arena, durante la kermesse. Il concetto riassuntivo di tutto il viaggio che andremo a fare è stato sottolineato da Dominga Cotarella, con le sorelle/cugine Marta ed Enrica ideatrice, fondatrice (nel 2021) e anima della fondazione che di questa illustre famiglia dell'enologia italiana - loro ne rappresentano la terza generazione - porta il nome. Ha detto, Dominga: «Se il tema di Identità Milano 2023 è la rivoluzione, noi rivoluzioneremo l'approccio in quanto parleremo del cibo da un punto di vista opposto. Ossia del cibo come "nemico"». (Le virgolette sono doverose, l'espressione "nemico" è da prendere con le molle, come vedremo. Il cibo, o per meglio dire il disturbo psicologico legato al cibo, non è la causa del malessere, semmai è l'allarme sul cruscotto, il modo con il quale un malessere già esistente, dovuto ad altre cause, si manifesta).

Claudio Ceroni e Dominga Cotarella
La conferenza di presentazione di
Golosi di Identità è diventato un viaggio a più voci, un percorso che ha offerto molti spunti su cui riflettere. L'introduzione è spettata a
Claudio Ceroni, fondatore con
Paolo Marchi di
Identità Golose: «Oggi vogliamo battezzare una serie di prime volte. È la prima volta che facciamo una conferenza stampa per presentare una nuova sezione, sviluppata insieme alla
Fondazione Cotarella, all'interno di
Identità. È la prima volta che occuperemo uno spazio nuovo, una piccola arena allestita nella parte del foyer per poter ospitare una serie di talk il cui momento centrale sarà domenica 29 con gli interventi dedicati alla
Fondazione. È anche la prima volta che lavoriamo con
Famiglia Cotarella su un progetto così importante, ricco di contenuti, articolazioni e personaggi molto interessanti». Anche qui una piccola rivoluzione, in questo caso nostra interna, a riecheggiare
il tema centrale, il fil rouge della tre giorni, «i cambiamenti sono in corso. Non abbiamo la pretesa di raccontarli come definitivi, perché tutto sta ancora mutando. Vogliamo, però, metterli in luce». Collegato dalla Puglia dove era impegnato in un altro progetto targato
Identità,
Paolo Marchi ha sottolineato come «venti anni fa ci fu una rivoluzione della cucina che derivò dalla volontà, dalle scelte, dalle intuizioni dei più brillanti tra i suoi esponenti, che plasmarono il cambiamento. Oggi la rivoluzione viene invece subita, è una necessità dettata dalle circostanze, la pandemia, la guerra. Ringrazio
Dominga e la
Fondazione perché introducono durante il congresso un concetto differente: la cucina non è solo mangiare e godersela. È giusto anche analizzarne le criticità».

Cinzia Benzi e Dominga Cotarella
Cinzia Benzi, gran donna del vino a
Identità Golose, ha ricordato come il coinvolgimento di
Fondazione Cotarella nfosse stato annunciato già nella scorsa edizione, la diciassettesima, del congresso. Ma il progetto iniziale si è poi via via evoluto e arricchito, l'ha spiegato la stessa
Dominga Cotarella, che della
Fondazione è presidente: «Il 2022 stato un anno di momenti belli e intensi, ma anche di paura. Parlare di vino e formazione (il riferimento è a
Famiglia Cotarella, l'azienda vinicola di famiglia. E a
Intrecci, la scuola di sala creata nel 2017 sempre dalle "three sisters", ndr) richiama una responsabilità imprenditoriale. Ma affrontare il tema dei disturbi alimentari significa entrare in un mondo complesso, richiede uno sforzo ulteriore di umiltà, di pazienza, di delicatezza: fare squadra, abbracciarsi, sentirsi famiglia. Come spesso raccontiamo, tutto nasce dall'esigenza e dalla volontà di voler reinterpretare ciò che abbiamo avuto la fortuna di ereditare, dunque trasformare tale patrimonio prezioso in qualcosa di diverso. Il vino e le vigne sono l'humus della nostra vita ma non sono il fine ultimo, bensì lo strumento che ci consente di fare anche altro. Credo che il mondo dell'enogastronomia debba impegnarsi maggiormente per aiutare gli altri, noi facciamo la nostra parte con
Fondazione Cotarella. Che, attenzione, non è una struttura sanitaria: abbiamo però avviato importanti collaborazioni con centri di ricerca e di cura fra i più importanti in Italia, come il San Raffaele, e questo ci rassicura e ci dà credibilità».
Al di là del dibattere dei temi legati ai disturbi alimentari, al di là del metterli in luce e portarli maggiormente all'attenzione - cosa di per sé meritoria e necessaria, anzi indispensabile - la Fondazione ha avviato progetti che consentiranno a giovani affetti da patologie legate al cibo di trascorrere un periodo tra le meravigliose colline dell’Umbria, presso le residenze e la fattoria dei Cotarella, a contatto con le vigne, «affinché in quel contesto e seguiti da specialisti possano ritrovare l'equilibrio. Il nostro sogno è che il nemico di un tempo, il cibo, possa rappresentare una nuova prospettiva, una nuova identità, e che tanti ragazzi possano diventare un giorno proprio chef, maître, giornalisti enogastronomici, esperti di cultura e di turismo».
Il microfono è poi passato a Ruggero Parrotto, direttore di Fondazione Cotarella: «Le identità sono fragilità e unicità che vanno riconosciute, difese, protette. Tutti noi abbiamo fatto l’esperienza di quello che accade nel mondo della sanità e abbiamo ben chiara la differenza tra curare e prendersi cura: ci sono medici molto bravi tecnicamente ma che non riescono a ispirare fiducia e sicurezza; altri, invece, sono capaci di andare oltre, entrano in empatia, non ti fanno sentire a disagio. Nei nostri percorsi, dedicheremo molta attenzione proprio all’importanza di sentirsi, accolti, ascoltati, accettati», se ne parlerà in uno dei talk principali di Golosi di Identità, intitolato La Scienza a tavola: il benessere dell’equilibrio, «come Fondazione vogliamo lavorare affinché una maggiore armonia fra scuola, famiglie e sanità crei le condizioni per fare in modo che il divieto o l’obbligo di mangiare diventino una scelta, e quest'ultima favorisca nei giovani la riscoperta della propria vocazione».

Paolo Vizzari, Ruggero Parrotto e Umberto Capitanio
Concetto ribadito da
Umberto Capitanio, specialista urologo presso l'
Istituto Scientifico San Raffaele di Milano e tra i relatori del talk cui abbiamo appena accennato. Per lui « la ricerca scientifica può fornirci soluzioni sempre più dettagliate. Ad esempio, proprio il San Raffaele sta svolgendo uno studio clinico sui danni e benefici di alcuni alimenti (tra cui il vino),
Famiglia Cotarella è l’unica azienda del settore che ha aderito al progetto. L'alimentazione è una parte importante della nostra vita e ci siamo chiesti perché e in che misura sia sempre necessario imporre restrizioni alimentari stringenti ai malati». Consentire, per esempio, di bere un bicchiere di buon rosso a una persona ricoverata in ospedale e che non abbia patologie che lo sconsiglino specificamente, non può forse migliorarne l'umore e, quindi, la guarigione stessa? «Il nostro lavoro, in corso, ci permetterà di conseguire dati scientifici oggettivi sulla somministrazione - per proseguire l'esempio - di controllate quantità di vino durante il decorso post-operatorio dei pazienti ricoverati. Obiettivo: non fare sentire il paziente "troppo malato" e consentirgli di apprezzare una "cura", a 360°, che vada oltre la solita assunzione di medicinali».
Testimonial di chi è stato affetto da disturbi alimentari e ne è poi uscito è stata Martina Domenicali, content creator e attivista per la salute mentale: «Ho voluto svolgere un racconto di speranza attraverso i social media, che sono diventati uno strumento importante perché mi hanno permesso di condividere il mio percorso con tanti altri ragazzi. Ho sofferto di disturbi alimentari durante l'adolescenza; quando ne sono guarita, mi sono data l'obiettivo di aiutare i miei coetanei ponendomi in prima linea e spendendomi in prima persona. Credo sia importante sottolineare sempre come il cibo, nell'ambito di questa tipologia di disturbi, sia il sintomo del problema, non il problema in sé. Il disturbo alimentare è una forma di depressione moderna e il cibo è il mezzo con cui chi ne soffre cerca di controllarla».
Tra le tante attività che Fondazione Cotarella sta portando avanti ci sono i laboratori di cucina, nati in collaborazione con l’associazione Animenta; lì protagonisti sono sia ragazzi che hanno oramai superato la malattia, sia chi è ancora in cura. «Sono qui per fornire testimonianza di quello che è successo a me e dal rapporto che si è creato con l'iniziativa della Fondazione Cotarella - ha raccontato Paolo Vizzari, narratore gastronomico - Conosco queste problematiche per esperienza diretta. Sono stato un adolescente obeso e so cosa significhi lottare ogni giorno con il proprio peso. Insieme ad Aurora Caporossi, fondatrice di Animenta, abbiamo avviato i primi laboratori, grazie alla partecipazione di molti chef, per provare a far recuperare il senso di meraviglia attorno al cibo. La mia più grande sorpresa è stata l'incontro tra due anime, lo chef e la persona malata, che interagiscono e scambiano le proprie esperienze: si è creato un incredibile gioco di squadra».

Gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani tra Paolo Vizzari e Dominga Cotarella
Davvero emozionante: lo hanno confermato due dei gran cuochi che si sono già fatti animatori di uno di questi laboratori, era il settembre 2022, a
Il Luogo di Milano, parliamo ovviamente di
Alessandro Negrini e Fabio Pisani. Ha spiegato il primo: «Quando
Paolo mi ha raccontato quest'idea di momenti educativi dove ragazzi affetti da disturbi alimentari potessero riavvicinarsi positivamente al mondo del cibo, mi è subito venuto in mente quel meraviglioso momento conviviale che
Fabio mi ha descitto mille e mille volte. Ossia di quando, nell'orto, con suo nonno, in Puglia, si metteva a preparare la salsa di pomodoro. Abbiamo quindi pensato che proprio questa esperienza - che ha qualcosa di magico, è evocatrice: il rito della raccolta, la bollitura, il tempo che scorre e la salsa che cuoce... - potesse essere ideale per coinvolgere le persone nostre ospiti nel laboratorio. A conti fatti, ne abbiamo tratto una consapevolezza nuova. Crediamo che, in futuro, possa essere materia per la didattica nelle scuole: perché non introdurre lezioni sull'alimentazione volte a insegnare un rapporto sano e divertente con il cibo?».
Prospettive future che vanno perseguite. Anche perché il tema dei disturbi alimentari è quanto mai d'attualità. Come ha sottolineato, per concludere, la stessa Dominga Cotarella, «in questo momento in Italia ci sono oltre tre milioni di persone che soffrono di questo problema. Purtroppo durante la pandemia la situazione si è ulteriormente aggravata, con un 30% in più di nuovi casi. Si è poi abbassata l’età media (colpendo la fascia pre-adolescenziale, quella dei 8-12 anni), si sono manifestati esordi tardivi di chi non è più giovanissimo e si è alzata la percentuale di soggetti maschili (+20%). Per questo noi pensiamo che sia fondamentale agire concretamente e sosteniamo il valore terapeutico dell'esperienza gastronomica». Per essere davvero Golosi di Identità.
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