Si era a Catania, ma la parola ricorrente è stata "Expo": «Evento che potrebbe cambiare in meglio l'agricoltura, la ristorazione, l'accoglienza, e nel quale la Sicilia è protagonista, con la sua partecipazione al Padiglione Italia e il suo ruolo di capofila del cluster Bio-Mediterraneo, senza contare la presenza di Modica in quello dedicato al cacao» (Fabrizio Carrera, direttore di cronachedigusto.it).
E ancora: «Occasione perché sempre più persone vengano a vedere le eccellenze che sappiamo offrire» (Alessandro Chiarelli, presidente di Coldiretti Sicilia) nonché «chance per uscire dalla crisi, insieme al deprezzamento dell’euro che favorirà il turismo internazionale e le esportazioni» (Giovanni Chelo, regional manager di Unicredit Sicilia); «Imperdibile possibilità per far conoscere la nostra biodiversità» (Rosario Gugliotta, presidente Slow Food Sicilia), in una sfida a essere competivivi nella quale la regione già «esporta in 71 Paesi il 65 per cento del vino prodotto, un ottimo biglietto da visita» (Francesco Ferreri, presidente Assovini Sicilia) e che «nello scatolone Expo, quando emergeranno i contenuti, potrà farsi forte della qualità, vero valore aggiunto dell'agrindustria italiana (Lucio Rossetto, ad di Ipercoop Sicilia). In cui, infine, si presenta un'opportunità unica: «Non si esporranno solo prodotti, ma concezioni del mondo. Si sta lavorando a una Carta di Milano che dovrà avere la stessa importanza del documento sottoscritto a Kyoto e individuerà le scelte strategiche che l’umanità dovrà compiere se vorrà sopravvivere. La Sicilia ha una possibile risposta: non la decrescita felice, non il capitalismo classico anglo-americano, non quello autoritario sino-russo, ma una prospettiva europea: il modello del Mediterraneo» (stimolante riflessione di Nino Caleca, assessore regionale all’Agricoltura).
Expo, dunque. Come vetrina di un'eccellenza isolana nota in tutto il mondo, ma spesso mal comunicata, «siamo la terra in cui già
Polifemo produceva formaggio, e vino. Dobbiamo imparare a raccontarci» ricorda di nuovo
Carrera, peraltro assai impegnato su questo fronte, ci troviamo all'ottava edizione di
Best in Sicily, evento da lui ideato e organizzato, sorta di "premio Oscar" dell'enogastronomia di Trinacria. Assegnati, anche quest’anno, riconoscimenti a quattordici protagonisti, «il nostro meglio nel campo dell’accoglienza, del buon mangiare e del buon bere. Vogliamo attestare il loro valore, ma anche essere da stimolo» perché si cresca ulteriormente.
A noi piace che "Miglior ristorante" sia risultata la Fattoria delle Torri di Modica, perché abbiamo stima per il lavoro del decano Peppe Barone, come abbiamo raccontato anche di recente, e dell'emergente Ninni Radicini; ed è bene che iscrivano la loro insegna in un elenco che già a visto primeggiare La Madia con Pino Cuttaia, La Capinera con Piero D'Agostino, la Locanda di Don Serafino con Vincenzo Candiano, l'Antica Filanda con le sue quattro donne in cucina delle famiglie Campisi-Parafioriti, I Pupi con Tony Lo Coco, il ristorante dell'hotel Signum con Michele e Martina Caruso, Il Cappero del Therasia Resort con Crescenzo Scotti, che abbiamo applaudito qui.

Lo staff di Andrea, locale di Palazzolo Acreide premiato come "Miglior trattoria". Al centro, lo chef Andrea Alì
Siamo poi curiosi di assaggiare le specialità della "Miglior trattoria" (
Andrea di Palazzolo Acreide.
Marisa Fumagalli del
Corriere della Sera, presente all'evento, ce ne ha parlato stra-bene) e della "Miglior pizzeria" (
Antico Campanile di Viagrande). Mentre abbiamo già testato i meriti di altri premiati: i preziosi vini di
Ciro Biondi a Trecastagni; l'olio fascinoso di
Tino Cavarra,
Terraliva, a Buccheri; splendida spremuta di Tonda Iblea da agricoltura biologica, dagli aromi pieni e fruttati; le straordinarie conserve
Fagone di cipolla di Giarratana, presidio Slow Food; il formaggio di
Liborio Mangiapane ottenuto da vacche di razza Modicana, altro Presidio, come quello del suino dei Nebrodi che
Emanuele Cottone, dell'antica
macelleria palermitana, trasforma in profumati salumi; i dolci della pasticceria
Sciampagna di Marineo, armonica la suadenza del suo panettone almeno quanto è grande la fragranza del pane di
Pandor, panificio di
Felice Bongiorno da Gangi. E si sogna pensando alla Ragusa del "Miglior bar", quel
Di Pasquale dove discorrevano
Leonardo Sciascia e
Gesualdo Bufalino; o alla magia di Modica, che dispone di un'offerta di luoghi del mangiarbene senza rivali, una ricettività di alto profilo accogliente e curata, un susseguirsi di eventi da città per golosi erranti, senza contare il cioccolato... e che quindi ottiene per la seconda volta in sette anni il premio come miglior comune per l'offerta enogastronomica.
Quasi dà alla testa, questa valanga di bontà, di storie, di passione, delle quali la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, palermitana, dovrà farsi portavoce nel mondo, insignita com'è stata del riconoscimento "Ambasciatore siciliano del gusto". «La Sicilia turisticamente è il primo clic in assoluto ma come fruizione scendiamo in classifica perché non riusciamo a fare sistema. E’ necessario far emergere il valore delle eccellenze, soprattutto di quelle enogastronomiche, per compensare i gap che ci sono in altri settori» spiegava l’assessore regionale al Turismo, Cleo Li Calzi. Fare sistema, già: battaglia storica anche di Identità Golose. Carrera la fa propria, nel nome di tre "o": «Ottimismo, onestà, orgoglio».
Questa è la Sicilia che ci piace.