Eleonora Cozzella, giornalista e scrittrice, dal 10 giugno di quest’anno è la direttrice de Il Gusto, la testata tematica Repubblica e La Stampa dedicata al cibo e al turismo enogastronomico.
Numerose le esperienze su testate di food e ristorazione, inizia collaborando con il gruppo GEDI dal 2004 proprio con un progetto digitale chiamato Kataweb Cucina e Repubblica Sapori, per poi affinare il suo talento scrivendo libri, conducendo eventi, tra i quali ogni edizione di Identità di Pasta, Identità di Gelato e nel 2011 è stata premiata come miglior Food Writer dalla Guida di Identità Golose.
Una laurea in filosofia, ma soprattutto la passione per il cibo, che proprio il padre ha favorito donando a una giovanissima Eleonora una scatola di marron glacé adornate di violette di zucchero. Episodio significativo per comprendere che il dettaglio non solo l’aveva colpita, ma avrebbe amplificato la curiosità per un settore che le permetterà di elevare il suo talento: «Oggi il mio lavoro legato alla gastronomia è avvincente come sempre - chiosa Eleonora - tuttavia è cambiato molto nell'organizzazione, senza dubbio più manageriale, ma al contempo stimolante per tutte le sfide che affronto insieme alla redazione. Ogni mensile è un nuovo progetto, un nuovo piccolo evento cartaceo da rendere interessante con idee, suggestioni, racconti, consigli».
La presenza femminile al ruolo di vertice per una testata giornalistica è piuttosto recente e la sua figura ne attesta il grande valore: cosa ne pensa?
«Le donne al vertice sono di meno degli uomini, vero, ma appunto sono convinta che sia una questione di tempi. Ho molta fiducia nel cambiamento e la prossima generazione è già pronta. A mio avviso, avere maggiore difficoltà nel raggiungere un equilibrio tra vita privata e professionale in questo settore non è legato, per così dire, alla natura. Bensì al contesto sociale. Ogni donna, qualunque sia la sua professione, ha di fatto tra i suoi lavori quello della famiglia: è tradizionalmente anche una casalinga, senza contare l'accudimento dei figli e magari dei genitori. Anche in questo caso è uno step by step».
C’è un episodio significativo che nel corso della carriera l’ha portata ai traguardi professionali finora raggiunti?
«Una presa di coscienza: quando ho capito che occuparsi di cibo ha un valore culturale, a tutti gli effetti. Quando oltre 20 anni fa ho cominciato a scrivere di enogastronomia su Kataweb Cucina, in redazione era considerato un settore di serie B. Poi, in pochi mesi, il dialogo con gli chef, con i maître e sommelier supportati dai numerosi commenti dei lettori mi hanno fatto capire quanto le persone avevano voglia di parlare di cibo da un altro punto di vista. Noi food writer ci siamo presi una rivincita, avverando la profezia di Artusi: "Verrà giorno, e non è lontano, che saranno maggiormente ricercati e letti gli scritti di questa specie; cioè quelli che recano diletto alla mente e danno pascolo al corpo, a preferenza delle opere dei grandi scienziati”».
Eleonora è una grandissima esperta di pasta: non a caso ha scritto libri e condotto simposi di alto livello nazionale e internazionale. Una donna che ha fatto rete e afferma a tal proposito: «È fondamentale per chi ha a cuore la salute della gastronomia italiana: lo scambio, il dibattito, la fiducia, l'ascolto tra giornalisti, addetti ai lavori e istituzioni possono solo favorire lo sviluppo. Come è accaduto nel caso della Nouvelle Cuisine in Francia, con la rivoluzione tecno-emozionale spagnola, l'ondata della cucina nordica e l'ascesa di quella peruviana».
Se dovesse definirsi con una parola quale sceglierebbe?
«Esplorazione, ma anche rispetto e forse sapore. Il mio percorso lavorativo mi permette di viaggiare, studiare e confrontarmi continuamente».