Aosta. Piazza Emile Chanoux, i portici del municipio, e sullo sfondo, a distanza, le cime innevate. Non è mutato molto nel tempo. Se non fosse per quel muro di silenzio, che da due lunghi anni “ostacola” l’ingresso quotidiano al Caffè Nazionale.
Per un lungo corso locale storico d’Italia, al principio del 2019 chiude. I cin-cin, il chiacchiericcio, le brioches della signora Bertone, elucubrazioni vorticanti avvolte nell’aroma del caffè: tutto sospeso per oltre 120 giorni, nell’attesa di un nuovo corso, perché un pezzo di storia di Aosta non cadesse per sempre nell’oblio.
Era il 1850, quando una delibera comunale fa menzione del locale per la prima volta: incastonato nella cornice dei portici dello slargo Chenoux, il Caffè Nazionale per ben oltre 170 anni ha rappresentato un punto di riferimento per la popolazione cittadina, così affezionata alle sue volte e agli architravi d’epoca, alle sue sale affrescate: a quel prezioso rifugio architettonico, che ben si prestò a salotto buono della città. Larghi spazi e larghi orizzonti in ciascuna delle gestioni che si sono succedute, “avallate” dalla cittadinanza aostana, che si deliziava ad accogliere tutte i divertissement, le forme d’intrattenimento del dolce far niente europeo.

Uno scorcio della sala del Caffè Nazionale
Rappresentazioni danzanti, balletti e pièces teatrali della Belle Époque riempivano i suoi saloni, mentre si accodavano le prime proiezioni cinematografiche, ormai agli albori del xx secolo: stuzzico per quella fame indomabile di novità dell’habitué, ma anche magnete per il jet set coevo con Ava Gardner, attrice, cantante, e cliente coi suoi incontri galanti. Il salotto delle star, ma anche il loro set cinematografico perché tra quelle mura s’inscenano le riprese con Alida Valli e Amedeo Nazzarri, e in tempi più recenti, con la fiction del 2016, Rocco Schiavone, interpretata dall’attore Marco Giallini, incuriosendo il pubblico e invitandolo, silenziosamente, a riscoprire il capoluogo valdostano. Salotto, set, e piazza politica: un foro talvolta d’imbarazzi, talvolta di virtù, e quindi la frequentazione assidua del re d’Egitto Faruk, così vocato allo scandalo, ma pure di uomini illustri della storia italiana. Ne citiamo almeno uno: Palmiro Togliatti. E poi la letteratura, l’arte, gli incontri culturali: di tutto questo era intriso il Nazionale, fino all’ultima gestione della signora Bertone, non meno regale, che ha reso memorabile la qualità del caffè servito, oltre che gli attimi di pura giovialità che offriva al popolo cittadino.
Siamo dunque nel 2019: la chiusura forzata e il rischio che da amato, quel Caffè diventasse amaro, nient’altro che un vecchio rottame, un’insegna dimenticata su “in soffitta”.
Fino a oggi, o meglio, fino a qualche settimana fa quando, in seguito al lancio di un bando da parte del Comune di Aosta per la concessione del Caffè Nazionale, un pretendente si fa avanti e la prospettiva di nuova vita e fresca linfa allo storico locale, diventa palpabile. Merito di un nome che ci piace tanto per talento, eleganza e audacia: Paolo Griffa, chef del ristorante Petit Royal, una stella Michelin a Courmayeur ed Executive chef del Gran Hotel Royal e Golf.

Paolo Griffa, classe 1991, è lo chef del Petit Royal, una stella Michelin, del Grand Hotel Royal, a Courmayeur, Aosta
Non smetteranno di creare e sorprendere le sue mani nei contorni del Royal, ma il tempo è maturo per Paolo di intraprendere, in simultanea, un nuovo progetto, che dia sfogo e respiro alla sua impronta originaria: la pasticceria. Un’inclinazione che Paolo non ha mai abbandonato, né diluito: preziose creazioni, simmetrie coloratissime, trame delicate di petali, ma soprattutto una vivace armonia, l’elemento giocoso a cui non si sottrae mai. Il dessert è un manifesto floreale, avvolto tra densi vapori; è un voluttuoso inno al miele; una pignata cioccolatose. I petit-fours, un tris per sfidarsi con il proprio commensale. Per non parlare degli iconici best-seller delle feste, dall’Easter Bomb a Dynamite, deliziose esplosioni al cacao!
Insomma, the sweet side of Griffa non è un mistero, e la sua predilezione per il dessert “ora” trova una cornice tutta sua: il Caffè Nazionale d’Aosta, che presto tornerà a popolarsi.