Quando andare fuori a cena richiede troppo tempo e bere un buon drink accresce l’appetito. A proposito di format che vanno incontro alle nuove esigenze dell’uomo metropolitano, scardinando le abitudini, Kanpai è la destinazione perfetta per soddisfare più desideri, palati e intenzioni. Non classificatelo strettamente come cocktail bar o ristorante: il bello di questo indirizzo sta nella libertà che vi offre di trovare ciò di cui avevate voglia o lasciarvi trasportare al momento.
Nel cuore di via Melzo - arteria principale di un quartiere che nell’ultimo anno è diventato sempre più buzzing – Kanpai (termine nipponico per il nostro “brindisi”) si presenta con un sake e cocktail bar dall’atmosfera underground con una cucina giapponese contemporanea agile e divertente e un cocktail bar di livello. Grandi porzioni o piccoli assaggi, vino – poche etichette scelte – Asahi alla spina, una carta di sake selezionati da circa 20 prefetture distinte e una drink list con una quindicina di ricette. In Giappone si chiamano izakaya quei luoghi tradizionali dove si può bere così come mangiare; l’ambiente è informale, la qualità ottima e il rispetto della tradizione un mantra. Anche qui l’atmosfera è scandita da ritmi alterni: chi pasteggia a suon di cocktail, chi opta per una soluzione conviviale dove lo sharing è incluso nell’esperienza e chi si siede al tavolo. Resta salda una regola: laddove c’è un bancone il nostro consiglio è sempre e comunque di non lasciarvelo scappare.

Lo chef Masaki Okada. Ha preso da poco il posto di Jun Giovannini

Samuele Lissoni, il bartender delle origini
Il servizio è rigoroso, il personale perlopiù giapponese trasmette ordine e puntualità tanto nella cura del cliente quanto nella dedizione e nella pazienza riposte nel raccontare un menu che ogni volta è un viaggio in Oriente tutto nuovo. Chef
Masaki Okada – alle sue spalle esperienze da
Yoshi,
Tomoyoshi,
Iyo e, ultima,
Sol Levante, pochi metri più in là – propone un menu che a tratti si ispira alla cucina
kaiseki e in parte allo street food dell’entroterra; non rinuncia alla semplicità di un’entrée di
Tsukemono (verdure sott’aceto) o agli
Yakimochi, palline di farina di riso fritte servite con salsa di soia e alga nori. Un perfetto esempio di una consistenza cui non siamo abituati e che scoppia in bocca, rivelando stupore e curiosità.
Le Coscette di pollo disossate marinate con saké e zenzero (
karaage) sono ormai un piatto che si ordina a prescindere: ricordatevi di pucciarle senza indugio nella maionese allo yuzu e peperoncino con cui si accompagnano. Non mancano mai gli special del giorno: noodles alla piastra, udon in brodo, tonkatsu, okonomiyaki: almeno uno provatelo. Fidatevi anche delle opzioni vegetariane perché molto spesso regalano esplosioni di gusto totalmente inaspettate, come ad esempio il
Nasunagi, una melanzana cotta in tre tempi e servita con una riduzione di salsa di soia e shichimi: il paradiso all’improvviso!

Drink Omakase, fuori carta tagliato sui gusti del cliente
A questo menu così diverso dal classico sushi giapponese abbinatevi uno o più drink di
Samuele Lissoni, forse uno dei barman più operosi e umili che ci sia mai capitato di conoscere. Avendo la fortuna di poter lavorare prodotti difficilmente reperibili e distillati più rari – per motivi di prezzo o importazione – la sua cocktail list rompe il trend della restante parte di locali milanesi per unicità, criterio e qualità. Organizzata in quattro sezioni dolce, aspro, salato, amaro più una, umami, gli ingredienti non sono i classici mediterranei: si leggono schochu di riso orzo o patata dolce, sale di umeboshi, pepe di timut, fava tonka, te genmaicha, daikon, sciroppo di edamame e tanta ricerca.
Samuele non è un orientale ma il suo modo di porsi e la sua professionalità seguono lo stesso mood. Troviamo cocktail freschi e dissetanti come il
Daikon 3 (in lista fin dall’apertura) con gin, liquore Mastiha, cordiale allo yuzu, lime e daikon pestato così come qualcosa di più strutturato: Nikka whisky, sciroppo di miele e wasabi, bitter al pepe Sichuan, limone e ginger ale. Lasciatevi consigliare un whisky giapponese da degustazione o uno
schochu digestivo (magari allo yuzu) per concludere al meglio il vostro percorso. Ideale anche per avventori in solitaria,
Kanpai è sinonimo di accoglienza e ospitalità: dopo averlo provato ne uscirete arricchiti perché qui - state certi - si beve diversamente e si mangia diversamente.