Si dice Levante ligure e si pensa alle Cinque Terre. Ma oltre a Riomaggiore si trova la sesta terra: Portovenere e l’isola Palmaria, davanti al suo porticciolo. E dopo Portovenere c’è La Spezia, col suo porto commerciale, turistico e il suo arsenale, subito dopo si trovano Lerici e Tellaro, quindi si arriva al confine della Toscana, e da lì inizierà la Versilia. Questo è il territorio della Lunigiana, che prende il nome dalla città romana di Luni, all’epoca porto marittimo da cui partiva il marmo di Carrara destinato alla capitale.
La zona è tutta provincia di La Spezia, famosa per i suoi muscoli, ovvero le cozze, ma negli ultimi anni anche la coltivazione di ostriche sta tornando in auge. La prima foto risalente alla coltivazione e pulizia delle ostriche risale al 1863, ma già ai primi del Novecento questa coltura si era abbandonata in favore di quella dei mitili, più redditizia e meno costosa, all’epoca in Italia si coltivavano muscoli praticamente solo nel golfo spezzino e a Taranto.

Un modellino di filari di coltivazione dei muscoli
Solo nel 2015 i pescatori hanno reintrodotto la coltivazione delle ostriche nella baia di La Spezia. Presso la
Cooperativa Mitilicoltori Spezzini si possono vedere le vasche in cui muscoli e ostriche vengono posti per il lavaggio dopo essere stati pescati, e le macchine per la pulizia e l’insacchettamento, per poi essere prelevati e spediti ai rivenditori. Al suo interno c’è anche un bel museo con fotografie contemporanee e dell’epoca, per capire il vero lavoro dei contadini del mare, quasi abbandonato per poi fortunatamente essere ripreso dai giovani della zona.
Tornando al territorio di Luni, precisamente a Castelnuovo Magra, si può far visita alle
Cantine Lunae Bosoni, dove la famiglia
Bosoni, capeggiata da
Paolo coi figli
Debora e
Diego, ha una bellissima proprietà in mezzo alla campagna spezzina. Da un vecchio casolare del Settecento, rimasta fattoria fino agli anni Cinquanta poi caduta in disuso, il lungimirante
Paolo ne ha fatto, in dieci anni di lavoro, casolare con enoteca e vendita di vini e olii, due laboratori di liquori artigianali e marmellate, spazio eventi e un museo, gratis nel weekend, che nelle cinque stanze, all’epoca casa del fattore, mostra attrezzi agricoli e fotografie degli ultimi 150 anni della
Man di Ferro, chiamata anticamente così la proprietà.
Qui si possono poi fare ottime degustazioni: noi, tra gli altri, abbiamo assaggiato lo spumante
1.B da uve Albarola, Greco e Malvasia, alcuni Vermentini tra cui l’ottimo
Numero Chiuso del 2015, l’ottimo bianco
Albarola, e il
Niccolò V, un rosso da uve Sangiovese, Merlot e Pollera Nera, chiamato così in onore del 600° anno dalla nascita dell’omonimo papa nato nella vicina Sarzana. Fondatore della biblioteca vaticana, era un grande amante del vino. Infine il
Persichetto, liquore prodotto da foglie di pesco e vino bianco in macerazione, avendo “solo” 23° di alcool è un prodotto per chiunque. Il tutto accompagnato da ottimi formaggi e salumi della zona.

Crema di cannellini bio al rosmarino, polpo, muscoli e croccante al pistacchio, chef Massimiliano Volonterio, Palmaria Restaurant

Un momento di festa nel giardino della cantina Lunae Bosoni
Abbiamo alloggiato e cenato nell’unico hotel a 5 stelle della zona, il
Grand Hotel Portovenere, dal 2014 ristrutturato dalla nuova proprietà, 50 tra suite e camere che si affacciano sull’ingresso del paesino di Portovenere e del suo porticciolo.
Al suo interno il Venus Bar, per un aperitivo in terrazza, e il Palmaria Restaurant, indirizzo di fine dining che mancava in questa parte della Liguria di levante. Il nuovo chef Massimiliano Volonterio propone un menu degustazione e varie proposte alla carta, per gli ospiti internazionali dell’hotel, come per gli appassionati che prenotano un tavolo in questa splendida sala a picco sul mare. I muscoli fanno ovviamente parte del menu, ma Volonterio non disdegna i piatti di carne o del pescato in generale.