La Sacra te la purpetta (con la "c" e con la "t"). La festa delle Focaccette di Megli. La Sagra del Carciofo bianco di Pertosa. La festa del Cinghiale di Zattaglia di Brisighella. La Sagra del Pesce di Camogli. La Sagra del Tartufo di Alba. La Festa della Pearà di San Giovanni Ilarione, Verona. Grandi, piccole, larghe, alte, millenarie, nuove, sponsorizzate, povere, frequentate, circoscritte. Sicuramente popolari, sicuramente amate, sicuramente condivise e attese con affetto. Sono le Sagre d'Italia, quel piccolo grande mondo di festa che gira, solitamente, attorno a un unico grande argomento: la gola.
Sagre di vino, della salsiccia, della birra, del formaggio, del salame. Tutti avvenimenti popolari, in genere festivi, sicuramente festosi, che hanno due principali obiettivi: divertirsi e festeggiare questo o quel particolare ingrediente, frutto, bevanda o condimento. Ve ne sono di famose e conosciute (quella del Tartufo ad Alba o le innumerevole Sagre del Carciofo, dalla Liguria al Lazio), quelle specifiche come il Diamante Peperoncino Festival, in Calabria, che dura 5 giorni! A Rieti (Rieti!) l'associazione Peperoncino di Rieti promuove la Fiera Campionaria Mondiale del Peperoncino, con ben 100 stand e oltre 400 varietà e tipi in mostra del rosso frutto piccante.
E poi la Sagra dell'Asparago di Santena, in Piemonte, di San Benedetto Po, in Lombardia, di Zambana in Trentino, di Tavagnacco in Friuli e di Cimadoro e Badoere in Veneto, o di Altedo e Mesola, in Emilia, senza dimenticare quella di Ascrea e Canino, in Lazio, o di Squille, in provincia di Caserta, certificano l'italica trasversalità dell'amato vegetale.
Le Sagre. Feste di paese, ma anche tipicità del nostro territorio. Ancora una volta occasioni di presentazione, vendita e promozione di questo o quell'amato alimento. Ma ancora una volta occasione di marketing territoriale, popolare, vasto, che richiama centinaia e a volte migliaia di persone in questo o quel paese, a provare, vedere, mangiare e bere ciò che di meglio produce la nostra Penisola.
Ma anche a frequentare, vedere, apprezzare territori, musei, chiese e paesaggi che forse non si sarebbero goduti se non in questo modo. Come succede per la Sagra del Pesce di Camogli, che dal 1952 richiama migliaia di turisti a maggio nella cittadina ligure, per gustare il pesce fritto nel gigantesco pentolone nel porticciolo, sopra le barche da pesca. E le centinaia, migliaia di persone, sciameranno poi, unite e indefesse, verso la prossima Sagra, sia essa del totano o della castagna, dell'uva o della salamella.
Uniti, ispirati da un'unico credo: quello nell'importanza delle tradizioni gastronomiche italiane, e della festa che dà una domenica di "scampagnata in compagnia". Carciofo, acciuga o salame che sia.