21-04-2019

Osteria Francescana, ossia ricercare la propria storia nell’innovazione

L'importanza dei piatti "classici" in un indirizzo celebre, volta ad affermare la propria identità, nell'analisi di Fulvio Zendrini

Modena. È una sera di qualche settimana fa. Nell’aria si sentivano già i profumi della primavera. Siamo contenti, quando veniamo a Modena, perché abbiamo un sacco di amici qui, con cui in genere parliamo - ovviamente - di cucina, e beviamo e mangiamo in posti sempre diversi e speciali.

Aceto balsamico, parmigiano reggiano, tortellini, maiale in tutte le salse, insaccati e tantissimo altro. Centinaia di posti che ti propongono meraviglie gastronomiche. Centinaia. Ma una sola, unica, piccola grande osteria: la Francescana.

Qualsiasi cosa io possa dire o scrivere dell’Osteria Francescana di Massimo Bottura (e della sala di Beppe Palmieri) è gia stata detta o scritta.

Eppure, l'ultima sera, nell’ambito di una lunga cena dove abbiamo provato Tutto (ossia il nuovo menu che si chiama proprio così), mi è sembrato di intuire un’angolatura inconsueta, illuminante e caratterizzante il percorso gustativo dei grandi ristoranti: la sempre maggiore riscoperta dei classici.

E non sto parlando dei grandi classici della cucina, ma dei “propri” classici. Ogni ristorante ha i suoi classici. Ogni cuoco i suoi cavalli di battaglia. Costituiscono un terreno sicuro, confermato, amato e richiesto dai clienti. Da Nord a Sud, dai risotti di Oldani al Raviolo di calamaro di Cuttaia, dalla minestra di pasta mista di Gennarino Esposito all’Assoluto di cipolle, parmigiano e zafferano di Niko Romito, è difficile che un “classico”, almeno uno, manchi nel menu, soprattutto nei percorsi degustazione.

Inserire uno o più di questi piatti in menu è, in fondo, una inconsapevole azione di marketing gastronomico; è un garantire una soddisfazione al cliente che affronta proposte nuove e sconosciute nel resto del pasto. E così, anche da Massimo, abbiamo mangiato Tutto: sia novità che piatti storici, come Beppe ci ha spiegato.

Alcuni dei piatti del nostro percorso, tra proposte classiche e new entries

Alcuni dei piatti del nostro percorso, tra proposte classiche e new entries

E ancora una volta abbiamo sorriso all’arrivo in tavola di:

* Ricciola grigliata in astratto
* Autumn in New York come viaggio dell’Anguilla
* Spaghetti tra il golfo di Napoli e Hokkaido
* Stiamo ancora decidendo quale pesce servire
* Wagyu non Wagyu
* Quando mia mamma incontrò Bocuse

* Cinque stagionature di parmigiano reggiano in diverse consistenze e temperature
* Faraona in tre servizi:

Ravioli di patate arrosto in salsa di faraona arrosto
Faraona alla creta... omaggio ai Cantarelli
Pelle di faraona croccante, fegatini savor e tartufo

* Omaggio ad Amalfi.

Che dire:.. Tanta roba! E tanti gusti, tante consistenze, tanti profumi. E tanta memoria.

Memoria di se stessi, autocitazioni, rivisitazioni. È proprio vero: quando si è grandi il menu si ricorda dei cavalli di battaglia e il marketing del ristorante passa anche per la consacrazione del mito dello chef e dei suoi piatti importanti. Come Bottura: cinque stagionature di uno chef tristellato.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Fulvio Marcello Zendrini

di

Fulvio Marcello Zendrini

Triestino, partito dall'agenzia di pubblicità Armando Testa, ha ricoperto ruoli di vertice nei settori della comunicazione di aziende come Michelin, Honda, Telecom Italia. Oggi è consulente di comunicazione e marketing aziendale e politico, per clienti quali Autogrill, Thevision.com. Tiene lezioni all'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e a quella di Genova. È docente presso Niko Romito Formazione, Intrecci Scuola di Sala e In-Cibum. Presidente dell'Associazione "Le cose cambiano", che lotta contro il bullismo omofobico

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