Con la carne, il pesce, le verdure, basta che sia raccolto, o meglio cavato, nell’isola. Perché la Sicilia è terra di tartufi e fa buona compagnia alle altre aree tartufigene italiane.
Sono quattro le varietà più diffuse - Tuber borchii detto marzuolo o bianchetto, dalle note molto saporite, il Tuber mesentericum, forte e deciso, il Tuber puberulum dal sapore più delicato e il Tuber brumale, caratterizzato dall’odore di muschio e da nuances tenui - e, a seconda della stagione e delle note aromatiche scelte, diventano ingredienti fondamentali per molti piatti degli chef nell’isola. Una richiesta crescente che ha fatto lievitare l’offerta, rendendo necessaria una regolamentazione del settore che ancora manca. Ma pare in dirittura d’arrivo, con un disegno di legge di iniziativa parlamentare (il Parlamento di Trinacria, si intende, ndr) redatto in collaborazione con un gruppo di associazioni micologiche e pronto ad essere discusso in commissione, all’Assemblea regionale siciliana, con l’obiettivo di tutelare il delicato equilibrio ambientale.
Intanto, in attesa dell’approvazione delle norme che ne regolamentino raccolta, coltivazione e commercio, gli chef danno fondo alla creatività.

Uovo al tartufo di Ciccio Sultano
Ciccio Sultano del
Duomo a Ragusa Ibla, due stelle Michelin, lo accosta all’uovo, dando un nuovo significato ad uno degli abbinamenti più tradizionali con l’aggiunta di cipolla e frutti rossi. Il suo
Uovo al tartufo è composto da uovo poché, purea di patate alla cenere, cipolla caramellata, polvere di frutti rossi, erbette e tartufo bianco a fette «per dare al piatto una nota golosa con tutto il bosco dentro».

Uovo di seppia di Pino Cuttaia
Pino Cuttaia, del ristorante
La Madia, due stelle Michelin a Licata, in provincia di Agrigento, da tempo adagia su un letto di tartufo grattugiato il suo celebre
Uovo di seppia, piatto simbolo dell’edizione 2014 del congresso di
Identità Golose: una seppia destrutturata e rimodellata all’interno di un uovo svuotato e nuovamente riempito con il tuorlo, poi cotto a bassa temperatura.

Pane e cipolla di Accursio Craparo
Accursio Craparo, del ristorante
Accursio, una stella Michelin a Modica, nel Ragusano, lo usa nel suo
Pane e cipolla, una celebrazione dei tempi passati in cui già avere da mangiare pane e cipolla era, a volte, un lusso. Un piatto dal sapore pieno che è quasi un abbraccio, nato in omaggio al nonno, al quale
Craparo era molto legato: cipolla in agrodolce con formaggio Fiore Sicano, tartufo nero, rapa rossa e pane speziato.

Spaghetto di grani siciliani ai crostacei e tartufo di Tony Lo Coco
Tony Lo Coco, una stella Michelin al ristorante
I Pupi di Bagheria, in provincia di Palermo, il tartufo lo usa per accompagnare il suo
Spaghetto di grani siciliani ai crostacei, una zuppetta arricchita con frutta secca e profumata con erbette alle quali il tartufo fa da prezioso complemento.

Spaghettini freddi con erba cipollina, vongole, tartufi e alga spirulina
Questo, per citare quattro grandi maestri. Oggi, gli chef
Domenico Pipitone ed
Andrea Davì, in collaborazione con il loro collega
Daniele Olivastro del ristorante
Le Cattive, vineria letteraria di
Tasca d’Almerita a Palermo, sono tra i maggiori sostenitori della necessità di regolamentare l’attività dei cavatori di tartufi in Sicilia. E propongono un piatto di
Gamberi di nassa, tartufo, bufala, miele millefiori di ape nera sicula e polline; o ancora
Spaghettini freddi con erba cipollina, vongole, tartufi e alga spirulina; e
Tartara di manzo con salsa agli asparagi, nocciole e tartufi. E c'è perfino un dessert, un
Cremoso al cioccolato bianco profumato al tartufo.