È venuto a mancare nelle scorse ore Gianluigi Morini, 85 anni, figura mitica della ristorazione italiana. Aveva problemi di salute da qualche tempo, era reduce da un recente ricovero in ospedale.
Era il 7 marzo 1970 quando Morini diede vita al suo sogno, il San Domenico di Imola, un ristorante unico pensato per far conoscere al mondo intero la grande cucina italiana. Morini aveva voluto con sé persone fuori dal comune, animate da valori forti: prima Nino Bergese, “il re dei cuochi, il cuoco dei re”, poi Valentino Marcattilii, allievo instancabile, chef intuitivo poi formato anche in Francia a New York, al fianco del fratello Natale Marcattilii, caposala fin dai primi tempi e complice di sempre; fino a Massimiliano Mascia, oggi alla guida del ristorante.
Natale, Valentino, Massimiliano, Giacomo e tutti i ragazzi del San Domenico rendono omaggio a Morini con queste parole: «Con Morini nasce il ristorante che siamo onorati di portare avanti da 50 anni preservandone l'identità, lo spirito di avanguardia e il sogno di un luogo di condivisione e grande calore, quello di una famiglia che lui stesso ha voluto creare. Era e rimane un amico fraterno». Ecco il nostro ricordo della sua figura.
Gianluigi Morini nasce a Imola nel 1935. Il suo primo lavoretto è come garzone nella macelleria del nonno all’interno degli stessi locali in cui, qualche decennio dopo, sarebbe nato il San Domenico. I passi successivi di Morini, però, non lasciano intravedere un destino nella ristorazione o un percorso da predestinato. Si diploma alla scuola di ragioneria per compiacere il padre, impiegato in banca, ma dopo il "pezzo di carta" parte per Roma - stavolta per compiacere se stesso e assecondare la sua appassionata cinefilia. Inizia gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ma viene presto “richiamato” a Imola dove, nel 1956, inizia a lavorare in banca.
Nel 1963 Morini sposa Renza, compagna di una vita. È lei a dargli per prima l’idea, un po’ per gioco e un po’ per provocazione: e se aprisse un ristorante, invece che organizzare tutte quelle cene a casa? Accantonato il cinema, infatti, era rimasto l’amore per la cucina, seguito e rinfocolato soprattutto con l’aiuto di due personaggi: lo zio Mario, ex corazziere del re e agente dei servizi segreti, che lo aveva portato con sé in un grand tour dei ristoranti di Parigi, e l’amico Gino Veronelli.

Una foto dei primi anni Ottanta: in primo piano Gianluigi Morini e Valentino Marcattiliii. Si nota qualcuno che tiene in mano il libro A tavola al San Domenico, uscito nel 1982, l'autore è proprio Morini con le ricette di Marcattilii
Morini apre il ristorante
San Domenico il 7 marzo 1970 insieme a
Romano Visani e
Roberto Rocchi, due soci che ne usciranno nel 1974. L’idea è quella di un ristorante “su misura”, dove fare un’esperienza del bello a 360 gradi, dai bicchieri di cristallo
Riedel ai piatti
Richard Ginori, dall’argenteria di
Buccellati alla tapezzeria
William Morris. All’interno delle cantine cinquecentesche, costruite dai frati domenicani, inizia a crearsi un tesoretto di vini, italiani e francesi, che diverrà celebre in tutta Italia.
Il bello c’è, manca il buono. Nel 1972
Morini chiede consiglio a
Veronelli che gli fa il nome del mitico chef
Nino Bergese.
Questi, dopo molte insistenze, si fa convincere a visitare il ristorante di Imola: dovrebbe restare solo per una consulenza, rimane sette anni. Nel 1975 il San Domenico riceve la prima stella e due anni dopo arriva la seconda che, tranne una pausa dal 1990 al 1998, rimane ancora oggi. Morini designa come successore di Bergese il secondo Valentino Marcattilii, mentre il fratello di quest'ultimo, Natale, passa a dirigere la sala.

Morini tra i due fratelli Marcattilii qualche anno fa

Valentino Marcattilii, Gianluigi Morini e Natale Marcattilii in una foto d'archivio
Il sogno di
Morini ha preso forma: portare la
grandeur francese in Italia, aprire al pubblico la cucina delle case nobiliari italiane, perfettamente simboleggiata da quell’
Uovo in raviolo con burro di malga e tartufo (leggi:
Intramontabile Uovo in raviolo) che diverrà l’epitome del “lusso confortevole” del
San Domenico.
E per altri decenni sarà sempre Morini a tessere le fila del ristorante borghese per eccellenza - in cui, ricordano gli imolesi, si recava ogni mattina in bicicletta.

Uovo in raviolo con burro di malga e tartufo

Valentino Marcattilii, Natale Marcattilii, Gianluigi Morini e Massimiliano Mascia in una foto recente
Nel 2012 decide di lasciarne la gestione in mano a
Natale e
Valentino, che designa a sua volta il proprio successore in cucina. È il nipote
Massimiliano Mascia, formatosi tra Italia e Francia. Ma questa è un'altra storia, che guarda al futuro. Intanto Imola, ma non solo Imola, piange la scomparsa di un grande protagonista del passato, che se n' andato.
LEGGI ANCHE:
Intramontabile Uovo in raviolo, di Erika Mantovan
Il San Domenico tra storia e futuro (ora raccontato in un libro), di Luca Torretta