L’influenza viennese riecheggia nell’arredo, i colori sono caldi e avvolgenti come una buona tazza di caffè, protagonista indiscusso del locale. Il profumo della tostatura si confonde con quello dei libri, presenti in ogni angolo e a disposizione degli avventori. Austero a primo impatto, Caffè San Marco a Trieste riserva piacevoli e coinvolgenti sorprese.
Un tempo luogo d’incontro d’intellettuali e scrittori come James Joyce, Umberto Saba, Italo Svevo e rifugio per gli irredentisti, nel 2005 è stato riconosciuto “caffè storico d’Italia”. «Un onere e un onore», spiega Alexandros Delithanassis, titolare dal 2013. Giovane di origini greche, triestino di adozione, ha fatto suo questo pezzo di storia.
Il suo progetto è quello di prolungare la storicità del caffè con un tocco d’innovazione; mantenerlo luogo d’interesse per turisti, ma al contempo punto di riferimento per i cittadini triestini. A partire dalla miscela di caffè creata ad hoc, “Caffè San Marco” appunto, dall’inserimento di una libreria composta da saggi di storia e filosofia e opere triestine, ma soprattutto dando la possibilità ai clienti di poter gustare i sapori locali in uno spazio senza tempo.
Aperto a pranzo e a cena, il ristorante è nelle mani esperte di
Matija Antolovič, un ragazzo cui preme raccontare la storia del territorio. «Il mio arrivo qui», sottolinea lo chef «ha sancito il passaggio da una cucina tradizionale a una cucina di prodotto».
Dai mussoli del golfo triestino al tartufo delle vicine terre slovene, lo chef riesce a trasmettere le specificità del territorio circostante. Dal mare alla collina, ogni singolo profumo viene sapientemente inserito nel piatto, con l’obiettivo di creare «un’esperienza onesta e sincera».
Esperienza che prosegue attraverso le proposte della carta dei vini, protagonista tra tutti il Sinefinis. Metodo classico da uve di rebula e ribolla gialla, elaborate rispettivamente dal vignaiolo sloveno Matiaz Četrtič e dal collega friulano Robert Prinčič, racchiude nelle sue bollicine il simbolo dell’unione ideologica del Collio-Brda, territorio di provenienza di questo elegante prodotto, mai diviso dai confini, se non nell’ultimo Dopoguerra.
La cucina è attenta alla stagionalità dei prodotti e ha uno sguardo alla commistione mitteleuropea, caratteristica fondamentale e ormai parte integrante della città. Commistione percepibile anche nella location, soprattutto nella parte esterna, dove i tavoli in ferro battuto sono circondati dalle mura della Sinagoga e dalle diverse architetture susseguitesi nel corso del tempo.
La percezione è quella di perdersi completamente nella città, entrare nel suo cuore pulsante, nella storia e nelle tradizioni, con il profumo del mare che arriva da lontano.