A Venezia due ragazzi afgani, Hadi Noori e Hamed Mohamad Karim, cercano di favorire l'integrazione dei rifugiati ospiti dei centri di accoglienza del Veneto attraverso un concorso di cucina in stile Masterchef.
Imprenditore ormai inserito perfettamente nella società veneziana, Hadi è arrivato in Italia nel 2007, dopo un viaggio di oltre un anno attraverso Iran, Turchia e Grecia. «Abbiamo remato per 8 ore di notte, in 6 su un gommone per arrivare in Grecia», racconta, «avevo 15 anni e sognavo di trovare la stabilità e la possibilità di condurre una vita normale».
Hamed in Afghanistan faceva il regista. Nel 2006, mentre si trovava a Venezia ospite alla Mostra del Cinema, la proiezione del suo film scatenò un caso nazionale in Afghanistan. Minacciato dai talebani, tornare in patria per lui era impossibile, così chiese asilo politico in Italia.
«L'idea di cucinare è nata nel centro di accoglienza», racconta «facevamo spesso dei pranzi la domenica e ognuno cucinava piatti dal suo paese. Ogni volta era un successo, anche tra gli italiani, e così ho pensato di trasformarla in un'attività».

Al centro, Hadi Noori e Hamed Mohamad Karim, con i loro fratelli. A Venezia gestiscono tre ristoranti, Orient Experience e Africa Experience, dando lavoro a 50 persone
Dieci anni dopo
Haadi e
Hamed gestiscono tre ristoranti nel centro di Venezia. Due che si chiamano
Orient Experience e uno
Africa Experience. «Lontano da casa, durante il viaggio, cercavo di cucinare i piatti che preparava mia mamma», continua
Haadi, «ma non trovavo gli ingredienti e mi arrangiavo con spezie e condimenti del paese in cui mi trovavo. I piatti che venivano fuori erano quelli di casa, ma un po' diversi. L'esperienza del viaggio li aveva cambiati. La stessa cosa è successa anche a me: anche io sono un po' cambiato arrivando qui».
Oggi questa è la filosofia dietro al loro "menu di viaggio": piatti tipici di Africa e Asia che lungo il tragitto per arrivare in Italia hanno acquisito qualcosa in più lungo il cammino. «Siamo partiti da zero», continua Hamed, «raccogliendo il denaro necessario tra gli altri rifugiati ospiti del centro di accoglienza. Abbiamo ottenuto in affitto d'azienda una vecchia rosticceria che non andava bene. Il prezzo era basso perché continuava a cambiare gestione e così siamo riusciti a prenderla. È andata bene e abbiamo potuto continuare. Oggi abbiamo tre locali e stiamo pensando di espanderci in altre città».
L'attività è gestita da 9 soci, di cui una, Sarah Grimaldi, è italiana. Contando tutto il personale la loro iniziativa dà lavoro a circa 50 persone. I ragazzi che lavorano nei loro ristoranti sono tutti richiedenti asilo e ogni piatto riflette la provenienza e il viaggio di chi lo cucina.

Yvonne da Kinshasa, vincitrice dell'ultima edizione con un Nide d'oiseau, uovo cotto in una polpetta di carne macinata
Lo
Zighini, per esempio, spezzatino di manzo servito con
injera, il pane spugnoso, viene dall'Etiopia come
Alganesh, cuoca di
Africa Experience, mentre la ricetta dello
Yassa, un pollo al limone in umido di cipolle, l'ha portata
Muhammed dal Gambia. All'
Orient Experience si trova invece la
Mujaddara, Siriana di riso lenticchie e cipolle o il
Kofte, polpette afghane di manzo.
Dopo aver conquistato la stabilità che sognavano,
Haadi e
Hamed hanno pensato di dare un opportunità a chi come loro ha dovuto lasciare il proprio paese, e così, in collaborazione con i centri di accoglienza della provincia di Padova e Venezia organizzano un concorso di cucina destinato ai rifugiati:
Refugee Masterchef.
A giudicare i piatti, sono i professori dell'Istituto Alberghiero Barbarigo di Venezia, che ospita la manifestazione. «Siamo contenti di poter dare il nostro contributo a questa iniziativa», spiega Claudio Marangon, preside della scuola «ed è anche una bella opportunità per i nostri alunni da un punto di vista umano e didattico».
Per un pomeriggio le cucine della scuola sono invase dal gruppo multietnico di cuochi e dalle loro spezie. Gli alunni del Barbarigo osservano e aiutano, il professore mette ordine e scandisce il tempo in cucina e alle otto tutto è pronto per la competizione. Uno alla volta i 16 chef presentano il loro piatto, raccontando ingredienti e origine. Professori e ospiti ascoltano, assaggiano e votano.

Marcello Pastonesi, autore del pezzo. Nel 2012 ha vinto il premio Ilaria Alpi per la regia del reportage "Libia: i ragazzi e la rivoluzione"
Vince
Yvonne da Kinshasa, con il suo
Nide d'oiseau, nido di uccello, un uovo cotto in una polpetta di carne macinata. Secondo si piazza
Mohammed, di origini somale ma vissuto in Kuwait; terza
Juliette dalla Nigeria. A loro
Haadi e
Hamed offriranno la possibilità di lavorare per un certo periodo in uno dei ristoranti.
«Non è molto, ma è una possibilità concreta di lavoro», spiega Haadi, «Vederli sorridere mi dà gioia. Sono stato al loro posto e un po' mi rivedo. Spero che alcuni di loro continuino a lavorare con noi, magari entrando anche in società. Riguardo a me e al mio futuro, non so dirti. Mi considero ancora in viaggio. Sono molto grato all'Italia che mi ha accolto e dato una possibilità, ma se ci fosse la possibilità tornerei a casa. Anche domani, credimi».