Sarà in libreria dal prossimo settembre in Italia - e dalla primavera 2018 nel mondo - il libro che racconta i primi cinquanta anni del ristorante Da Vittorio, edito da Mondadori Electa. Un viaggio nella storia della cucina italiana attraverso i racconti di Bruna, Chicco, Francesco, Barbara, Bobo e Rossella Cerea, i piatti-icona di Da Vittorio e lo sguardo di uno dei maestri della fotografia: Giovanni Gastel (nella fotogallery, il backstage dell'iniziativa).
Spiega quest'ultimo: «Lavorare con la famiglia
Cerea è stato appassionante e divertente: ho scoperto un mondo di calore, generosità, di semplicità nell’essere eccellenti, e credo di avere colto, nei ritratti di ciascuno, quei dettagli di unicità che li fondono in un insieme armonico e vivace». E
Bruna Cerea: «Questo libro è il nostro atto d’amore nei confronti mio marito
Vittorio, che è stato l’ispiratore e il fautore della nostra impresa e che, con la sua visione creativa, continua ad accompagnarci».

Bobo Cerea davanti all'obbiettivo
Come ha narrato
Chicco Cerea nella nostra recente intervista (
Vi narro mio padre, Vittorio Cerea), «dove siamo ora, la Cantalupa, corrisponde a un sogno di mio padre, anzi alla sua ennesima intuizione, quella finale: trovare un posto dove noi tutti i suoi figli, con le nostre famiglie, potessimo stare assieme. Non fosse stato così, non avrebbe mai abbandonato la sede storica, a Bergamo, in viale Roma, ora viale Papa Giovanni XXIII… Lì ha lasciato il cuore, basti pensare che tanto lui, quanto Bruna, mia madre, erano nati e cresciuti entrambi a non più di 200 o 300 metri: quei muri erano la loro vita. Trasferirsi è stata una decisione molto sofferta: ma mio padre ha pensato che solo qui a Brusaporto, in una sede molto più grande, potessimo rimanere uniti».

L'abbraccio di Francesco Cerea
E ancora: «Abbiamo aperto nell’agosto 2005, lui è morto il 30 ottobre successivo. Mi ricordo, uno degli ultimi giorni: lui era molto provato, sedevamo assieme lì (e indica due poltrone e un tavolino, vicino all’entrata,
ndr). Mi ha fatto avvicinare e mi ha detto: “
Turnàrei piö indré”, non tornerei più indietro. Lui aveva avuto il terrore di fare un passo avventato: i clienti ci avrebbero seguito? Ha mostrato coraggio, e si godeva quell’ultimo successo, sul punto di morte».
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