Il bellissimo Castello di Torrechiara (Parma), uno dei più affascinanti e ben conservati castelli quattrocenteschi del nostro paese, dal 30 agosto al 1 settembre è stato il teatro di un workshop internazionale molto interessante, a cui Identità Golose ha avuto il piacere di partecipare. Questo incontro ha visto coinvolte le delegazioni italiane e mondiali delle Riserve della Biosfera riconosciute dall'Unesco, tra le quali è stato inserito nel giugno 2015 anche l'Appennino Tosco Emiliano, che in questa occasione ha avuto, con il suo Parco, il compito di fare da padrone di casa.
Ma cos'è una Riserva di Biosfera? Sono aree marine o terrestri designate dal progetto MAB (Man and Biosphere, uomo e biosfera), avviato dall'Unesco negli anni '70, che ha l'obiettivo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente, di conservare nel modo migliore la biodiversità naturale di questi territori, di promuovere contemporaneamente il progresso sostenibile per e con le comunità e le aziende locali. Il rapporto tra uomo e natura è dunque centrale per il progetto MAB e in questo workshop il tema su cui i delegati si sono confrontati aveva molto a che fare con tale interazione, e anche con gli aspetti più commerciali di questo rapporto.

La sala del castello dove si è tenuto il workshop
Si è infatti parlato del
branding di queste
Riserve di Biosfera attraverso i prodotti agroalimentari di qualità e la gastronomia di eccellenza: come ha spiegato nelle sue conclusioni alla fine del congresso
Peter Dogse, Program Specialist del progetto
MAB Unesco, «parlare di branding e di etichettatura in un contesto specifico come quello delle Riserve è assai complicato». Questo, evidentemente, perché inserire ragionamenti commerciali, obiettivi di profitto, comunicazioni aziendali private, all'interno di un contesto mirato invece alla difesa e alla promozione di un bene comune è contemporaneamente importante e delicato.
«Le
Riserve di Biosfera – ci ha spiegato
Dogse – hanno lo scompo di promuovere la conservazione della natura in armonia con le culture e le tradizioni locali, prestando la massima attenzione alla sostenibilità. In questi giorni abbiamo trovato conferma di come la sostenibilità sia un concetto molto ampio, di cui al nostro interno convivono percezioni diverse. Abbiamo certamente bisogno di riflettere e confrontarci ulteriormente per individuare cosa debba significare per noi uno sviluppo sostenibile».
Infatti sono molte le regole e le norme che gli Stati membri
Unesco devono seguire quando si parla di
Riserva di Biosfera, e sono altrettanti i quadri normativi, che variano a livello internazionale, nazionale e regionale, nella regolamentazione dell'etichettatura dei prodotti enogastronomici. Il workshop è stato soprattutto un modo per condividere esempi positivi di un'etichettatura che da una parte tende a valorizzare la qualità gastronomica prodotta in queste Riserve, dall'altra può essere un preziosissimo strumento di branding per aumentare la visibilità, la conoscenza, il turismo per le Riserve stesse.
Parlando di questi temi l'esempio della Riserva dell'Appennino Tosco Emiliano è certamente molto significativo, ricca com'è di eccellenze enogastronomiche di livello internazionale, di cui la DOP del
Prosciutto di Parma è solo la più conosciuta, la più popolare. I giorni passati in questo territorio dalla scintillante bellezza sono stati un'ottima occasione per assaporare un concentrato purissimo di tradizione alla tavola della
Trattoria da Vigion, a Ghiare di Corniglio (tel. +39.0521.888113), dove spiccavano, tra le altre leccornie, dei
Tortelli di patate al sugo di porcini di stagione che difficilmente dimenticheremo.

I maiali neri dell'azienda Rosa dell'Angelo
Altrettanto significativa e piacevole è stata la visita alla sede dell'azienda
Rosa dell'Angelo di
Mauro Ziveri, a Rivalta di Lesignano de’ Bagni, che si distingue per il suo impegno nella protezione e nella promozione della biodiversità di questo territorio così ricco. Un esempio perfetto di questo impegno sta nella valorizzazione del Maiale Nero di Parma, allevato allo stato brado su una collina adiacente all'azienda, da cui si ricava, con maiali che abbiano raggiunto almeno 18 mesi di età e nutriti senza l'uso di mangimi industriali, un prelibato
Prosciutto di Maiale Nero che ha davvero molto poco da invidiare ai cugini spagnoli.