20-04-2022
Da in alto a sinistra in senso orario: Zineb Hattab (Kle, Zurigo), Søren Ørbek Ledet (Geranium, Copenhagen), Victor Lugger (Big Mamma, 16 sedi in Europa), Paula Stakelum (20 hotel in Europa), Fatih Tutak (Turk, Istanbul, Turchia)
Cuoche e cuochi di discendenze ibero-marocchine che cucinano in Svizzera, danesi, francesi che gestiscono 16 insegne, irlandesi che sovrintendono la pasticceria di 20 hotel, turchi dal passaporto zeppo di timbri. Superata la fase critica della pandemia, Identità torna a essere un palcoscenico globale e oggi vi segnaliamo 5 profili e altrettante lezioni da non perdere nella 3 giorni che ha inizio domani nella Fiera di via Gattamelata, a Milano. ZINEB HATTAB Kle, Zurigo, Svizzera Giovedì 21 aprile, Sala Blu 1, ore 15.30 (Il futuro è loro)
Oltre al gruppo Big Mamma, Lugger guida Sunday, una innovativa piattaforma di pagamenti per l’industria dell’ospitalità. Ha raccontato tempo fa: «Certe volte ci chiedono perché apriamo dei ristoranti. Big Mamma é una banda di circa 240 italiani a Parigi (peraltro nel frattempo son diventati 750, e non solo a Parigi, ndr) e noi li spingiamo tutti a fare baldoria mattina e sera in degli ambienti estremamente calorosi, servendo da bere e da mangiare ai clienti. Quando abbiamo la possibilità di creare dei nuovi posti, di vedere le persone divertirsi in un’atmosfera nuova e il tutto accompagnato dai dei piatti italiani tipici, beh allora non esitiamo affatto!».
Victor è a Identità di Pizza, sezione di Identità Milano 2022, con l'executive chef di Big Mamma Group, il giovane lombardo Alberto Suardi, già studente all'alberghiero di San Pellegrino Terme (Bergamo), poi esperienze in ristoranti gourmet italiani, il trasferimento a Parigi nel gruppo di Alain Ducasse, fino alla chiamata di Lugger. E con loro sarà anche il pizzaiolo Andrea De Michele, pizza chef executive di Big Mamma, pugliese di Taranto. PAULA STAKELUM Red Carnation Hotels, 20 hotel tra Gran Bretagna (8), Irlanda (3), Edimburgo, Guernsey (2), Sud Africa (3), Botswana, Ginevra, Florida Giovedì 21 aprile, Auditorium, ore 15.55 (Dossier Dessert)
Decide di cambiare percorso: prima frequenta una scuola di cucina a Cork, poi si laurea in arti culinarie a Galway. Mentre studia part-time si fa le ossa all'Ardilaun Hotel di Galway agli antipasti e alla pasticceria. Finito il college comincia a lavorare all’Ashford Castle, hotel a cinque stelle a Cong. Da lì comincia la sua ascesa che l’ha portata a diventare director of chocolate & patisserie per il gruppo sudafricano Red Carnation Hotels, proprietario di 20 hotel in giro per il mondo, compreso l’Ashford Castle di Cong.
La sua pasticceria non è leziosa, per stessa ammissione della Stakelum lo stile è «nitido, con linee pulite e bordi netti». Ma soprattutto la sua è una pasticceria sostenibile influenzata dalla natura. «Per me - ama dire - il dessert deve avere una storia e deve essere connesso al luogo dove è stato creato». Nel 2017, proprio ispirandosi agli alberi della tenuta di Ashford, crea l’Ashford Estate Pine 2017 with Estate Crab Apple, dolce che compone con cioccolato, punte di pino conservate, mele selvatiche estive, prugnole e nocciole selvatiche. Le vale la vittoria dell'Irish Valrhona Patisserie Championship, preludio della sua partecipazione alla finale internazionale del concorso C3 Valrhona. FATIH TUTAK Turk, Istanbul, Turchia Venerdì 22 aprile, ore 13, Sala Blu (Il futuro è loro)
Turk rappresenta il suo ritorno nella città natale, dopo 15 anni itineranti: Singapore, Hong Kong, Tokyo (Nihonryori RyuGin), Copenhagen (Noma), Cina, fino ad arrivare a Bangkok... Ma tutto nasce dalla tradizione turca: Tutak fa risalire la sua scelta professionale alla sensazione di piacere e gioia che portava sulla tavola di famiglia la deliziosa cucina di sua madre. Questo lo induce a frequentare la scuola di cucina di Mengen (una città nella provincia di Bolu sulla strada principale tra Istanbul e la capitale, Ankara), famosa in tutta la Turchia per aver formato i migliori chef del Paese. Dopo aver svolto il suo apprendistato in vari hotel e ristoranti del Paese, tra cui il Ritz-Carlton Cam di Istanbul sotto il famoso chef Paul Pairet, la sua attenzione si sposta all'Asia: Fatih inizia a vedere la gastronomia attraverso una lente globale.
Ne segue una sorta di "odissea culinaria" attraverso i fornelli delle grandi città portuali cinesi di Qingdao e Pechino; quindi a Singapore. Durante questo periodo, la sua ambizione e il suo talento gli valgono uno stage di quattro mesi a Tokyo sotto Seiji Yamamoto al Nihonryori Ryugin, prima che gli sia presentata l'opportunità di unirsi alla brigata di René Redzepi al Noma di Copenaghen. Di seguito, ancora in Oriente: Hong Kong. Il trasferimento in Thailandia nel 2015 lo vede aprire The Dining Room of The House on Sathorn a Bangkok come capo chef. In soli due anni scala posizioni e guida il suo team all'accreditamento internazionale, sia negli Asia’s 50 Best Restaurants (n. 36 nel 2017) che nella guida Michelin 2018-19.
A questo punto il caso gioca un ruolo fondamentale. Nel corso di una cena privata per un ospite turco espatriato, Tutak crea un piatto chiamato Dalla mia mamma, la sua interpretazione dello gnocco turco, il manti. La risposta entusiasta dell'ospite fa capire allo chef quanto sia importante per lui esplorare ulteriormente il cibo del suo Paese d'origine e guardarlo con una nuova prospettiva. Da qui, la scelta di tornare in patria, «avevo bisogno di annusare, toccare e sentire la vera Turchia; essere di nuovo parte della mia gente». Al Turk ora ricerca ingredienti e tecniche che sono ormai dimenticati, anche tra la gente del posto: la carne stagionata di un'anatra autoctona che rimanda alla storia ottomana; o il kavurma di manzo, in cui alla tradizionale frittura sostituisce la cottura nel forno...
Sono solo alcuni dei tanti esempi possibili. Facciamone un altro, prendiamo un suo piatto che abbiamo gustato di recente, Cipolla di Tokat, patate, tarhana di cipolle dello scorso anno (la tarhana è un cibo disidratato in genere costituito da una miscela fermentata di grano e yogurt, tipica dell'area che già fu ottomana). Ecco, a volte basta un assaggio, purché straordinario come questo (e nello specifico anche poverissimo quanto a food cost) per avere una conferma. Ossia per poter avvalorare quello che già si sospettava: Fatih Tutak non è solo la stella nascente della cucina turca, ma un addendo importante in una prospettiva più vasta, quella di una Nuova Cucina Mediterranea.
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A cura della redazione di Identità Golose
Shashlik di agnello, aceto di cipolla, delizia assoluta al nuovo ristorante Gallada di Istanbul, chef Fatih Tutak
Mattia Spedicato, leccese, e Giulia Caffiero, cagliaritana, rispettivamente restaurant manager e floor manager di Geranium, insegna di Copenhagen, appena votata miglior ristorante al mondo World's 50 Best (foto del servizio Gabriele Zanatta)
Fatih Tutak, ristorante Turk, Istanbul, venerdì 22 aprile a Identità Milano (foto Brambilla/Serrani)