«Ora cambia tutto, caro Norbert, vedrai», gli sussurra nell’abbraccio Antonio Santini del Pescatore di Canneto, a pochi minuti dalla fine della cerimonia. Niederkofler è il nono 3 stelle ad apparire sulla Guida Michelin Italia corrente, 4 anni dopo Niko Romito, l’ultimo della serie.
L’altoatesino non sta nella pelle ma esprime la gioia con la misura del saggio: «Dedico questo riconoscimento a mia madre, che ha fatto 90 anni settimana scorsa. Ci ha creduto fino all’ultimo e non ha mai smesso di incoraggiarmi». C’è un concetto che il cuoco del St.Hubertus di San Cassiano esprime più volte ai cronisti che l’assaltano: «Vorrei che passasse soprattutto un messaggio: per arrivare a certi risultati, i cuochi italiani non hanno bisogno di prendere le materie prime in posti lontani». È la svolta di ‘Cook the Mountains’, l’ormai nota filosofia con cui il cuoco barbuto mise una volta per tutte in soffitta la variazione di foie gras e i branzini per dedicarsi a salmerini, trote ed erbe di montagna. «Ai giovani dico: bisogna sempre credere in quello che fate ma dovete anche essere capaci di mettervi in discussione».
Che sia il giorno di Niederkofler è confermato da un altro dato: 3 dei 22 nuovi stellati sono stati suoi allievi in un passato più o meno recente. Primo fra tutti Matteo Metullio del Ciasa Salares, 29 anni il marzo prossimo, uno dei 3 nuovi 2-stelle 2018: «Fatico ancora a rendermi conto», ci spiega, «Pensavo mi dessero un premio speciale, non la seconda stella. Salgo sul palco, mi premiano e subito dopo vedo il mio maestro sul tetto più alto. Norbert mi ha insegnato tutto: il metodo, l'organizzazione, la disciplina. Oggi facciamo due percorsi diversi perché io rincorro anche bontà lontane, quello che chiamo il chilometro buono: perché mai dovrei rinunciare a una mozzarella di bufala di Raffaele Barlotti?». Sia lodata la Rossa: «In Italia non sappiamo nemmeno come si scrive la parola ‘meritocrazia’. Loro hanno dimostrato che la carta d’identità non conta se sei bravo. Ora però lasciatemi andare che non capisco più nulla».

Matteo Metullio, Ciasa Salares in Alto Adige, due stelle a 28 anni
Accanto, gli altri due
Niederkofler boys si lustrano la neo-stella sul petto:
Alesso Longhini della
Stube di Asiago (Vicenza) ed
Eugenio Boer di
Essenza (Milano). «Che bello che bello che bello», ripete come in ipnosi il secondo, «è un’emozione enorme, ben oltre quello che potessi immaginare. Quando lavoravo nella partita dei primi al
Rosa Alpina,
Matteo (
Metullio, ndr) lo vedevo in faccia che lavorava in quella dei secondi. Incredibile che oggi siamo insieme qui, col nostro maestro».
Accanto, Matias Perdomo di Contraste (Milano) è in lacrime. E non è la prima volta: successe già ai tempi del Pont de Ferr, ai tempi della famosa tovaglia a quadretti. «Siamo forti». L’ha presa anche il tedesco Christoph Bob del Refettorio al Monastero di Santa Rosa, in Costiera Amalfitana, che solo ad agosto non ci credeva più: «L’altroieri ero a Miami a riposo, dopo aver fatto la maratona di New York. Quando mi hanno telefonato ho impacchettato tutto e sono tornato a casa. Ho preso 4 voli. Me l’hanno fatta sotto i baffi».
Roberto Conti è il terzo cuoco a portarla al Trussardi alla Scala di Milano, dopo Luigi Taglienti e Andrea Berton, quest’ultimo lì accanto a festeggiare oggi con Raffaele Lenzi la prima di Berton al Lago, sul lago di Como. «Sono due anni che non cambio le pedine fondamentali della squadra», esulta Conti, «A qualcosa evidentemente è servito». Mai fermarsi: «Ti premiano per quello che hai fatto, non per quello che farai. È un punto di partenza».

FILOTTO. Alessio Longhini della Stube Gourmet dell'hotel Europa di Asiago (Vicenza), Giovane dell'anno e neo-stella

Tra Andrea Berton e Raffaele Lenzi, chef di Berton al Lago, neo-stella, c'è Andrea Aprea del Vun del Park Hyatt, promosso alla seconda
Per due “milanesi” che perdono la seconda (
Sadler e
Cracco), ce n’è uno che guadagna la seconda, il napoletano
Andrea Aprea, 6 anni in cucina al
Vun del Park Hyatt: «L’ho saputo solo lunedì sera. Ho chiamato mia moglie
Mara e abbiamo pianto. Solo noi sappiamo i sacrifici fatti in questi anni». Dietro sfilano
Enrico Bartolini e il suo braccio destro
Remo Capitaneo, assi piglia-tutto delle ultime due edizioni: con la stella del
Glam di Venezia le stelle del gruppo sono 5.
Felicità è anche mantenere la terza. Ancora
Antonio Santini: «Ogni conferma è una vittoria». Loro hanno l’onorificenza massima dal 1996.
Riccardo Monco dell’
Enoteca Pinchiorri di Firenze: «Guardate la terza appena tolta a New York, a un monumento come
Jean Georges. O anche quando la tolsero a noi, che poi la riguadagnammo. Non bisogna mai dare nulla per scontato».
GLI ATTUALI 3 STELLE
dal 2018
St Hubertus dell'hotel Rosa Alpina di San Cassiano-Badia (Bolzano), chef
Norbert Niederkofler
dal 2014
Reale-Casadonna di Castel di Sangro (L'Aquila), chef
Niko Romito
dal 2013
Piazza Duomo di Alba (Cuneo), chef
Enrico Crippa
dal 2012
Otto e Mezzo Bombana a Shanghai (Cina), chef
Umberto Bombana
dal 2012
Osteria Francescana di Modena, chef
Massimo Bottura
dal 2010
Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo), chef
Enrico Cerea
dal 2006
La Pergola a Roma, chef
Heinz Beck
dal 2003
Le Calandre a Rubano (Padova), chef
Massimiliano Alajmo
dal 1996
Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio (Mantova), chef
Nadia Santini
dal 1993-1994 e dal 2004 a oggi
Enoteca Pinchiorri di Firenze, chef
Annie Feolde prima con
Carlo Cracco poi con
Italo Bassi e
Riccardo Monco
I 3 STELLE PERDUTI
1998-2012
Sorriso di Soriso (Novara), chef
Luisa Valazza
1997-2001
Don Alfonso 1890 a Sant'Agata sui Due Golfi (Napoli), chef
Alfonso Iaccarino
1990-1997
Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano (Milano), chef
Ezio Santin
1986-1997
Gualtiero Marchesi in via Bonvesin de la Riva a Milano e all'Albereta a Erbusco (Brescia), chef
Gualtiero Marchesi
1982-2007 Tantris, Monaco di Baviera (Germania), chef Heinz Winkler
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