Come si valuta il successo di un evento? I suoi organizzatori tendono a fornirne sempre un bilancio lusinghiero. Noi - parti in causa - già il giorno successivo alla chiusura d’Identità Milano avevamo dato conto della sua ottima riuscita, con questo articolo di bilancio finale. Ma tale lettura regge al vaglio del cosiddetto fact checking? Ci affidiamo dunque ai puri numeri: ebbene, per un congresso che vuole (far) comunicare la cucina italiana, e che dunque ha nella ricaduta sui media un proprio primario parametro di valutazione, i dati sono del tutto impietosi. Per i suoi detrattori.
Già avevamo sottolineato quanto il mondo dell’informazione – prima ancora che il congresso prendesse il via – avesse visto in Identità Milano un’occasione appetitosa per incrociare le notizie che contano all’interno del mondo della cucina: sono stati oltre 1.250 i giornalisti, blogger e professionisti della comunicazione accreditati, su oltre 15mila professionisti del settore che hanno affollato la tre giorni. Hanno trovato pane per i loro denti? Eccome: oltre 1.050 articoli finora pubblicati, dal primo di gennaio, sia per presentare la kermesse, sia per darne conto nei giorni di lavori e soprattutto in seguito, perché Identità Milano crea sempre una “lunga coda”, fornisce spunti e approfondimenti che poi si dipanano nei mesi seguenti, praticamente fino all’edizione successiva. Il numero citato, di per sé notevole, è dunque destinato ad accrescersi, e di molto.

Una parziale novità è stato il grande impatto sul piccolo schermo, che certo ha sempre dato conto di Identità, ma mai come quest’anno: passaggi televisivi su tutti i canali tv, servizi specifici mandati in onda da Rai1, Rai2, Rainews 24, Canale 5, La7. E a proposito di quest’ultima…
Marchi e
Ceroni hanno evidenziato la nuova percezione del congresso anche come “
Identità Pop”, ossia l’alta cucina e la tavola creativa che diventano fenomeno di costume, varcano i confini dell’
élite buongustaia per proporsi al grande pubblico. Esemplificativo di questo è stato certo il collegamento in diretta che La7 ha attivato in pieno congresso con
Simone Salvini, ormai noto anche all’audience grazie alla spassosa parodia che ne fa
Maurizio Crozza (
vedi qui).
Ma non solo piccolo schermo. La radio ha dedicato ampi passaggi, specie su Rai Radio Uno e Rai Radio Due. E poi c’è tutto lo (straordinario) capitolo riguardante i social media, che sono naturalmente in simbiosi con Identità, accomunati dalla medesima carica di dinamismo e innovazione. Il successo del sito identitagolose.it, che ha totalizzato nelle settimane a cavallo del congresso un +48% di utenti rispetto allo scorso anno - dato che sale addirittura al +65% se si considera il periodo dal primo gennaio a oggi - è stato replicato da Facebook. Su Twitter sono state quasi 300mila le visualizzazioni dei tweet di @identitagolose (i più visti? Quelli che hanno riguardato Carlo Cracco, Massimo Bottura e l’omaggio ad Annie Féolde), con più di 1.100 retweet.
L’
hastag ufficiale
#IGmi16 ha totalizzato quasi 10mila tweet, 44 milioni di
impressions, circa 1.500
contributors. La classifica delle “
tweet stars” vede al primo posto ovviamente
Identità Golose, poi
Andrea Radic, che ha seguito con passione i lavori per
affaritaliani.it, quindi
Paolo Marchi e
Carlo Cracco. Oltre due milioni di singoli utenti sono stati raggiunti nella sola giornata di lunedì 7 marzo. E poi non vanno dimenticate le più di 1.300 foto condivise su Instagram. Tale risultato in termini di comunicazione e traffico digitale è anche il frutto della sempre più efficace e sinergica collaborazione con i nostri media partner, come
IFood,
Agrodolce,
Dissapore,
Social Reporters e tanti altri.
Spiega Claudio Ceroni: «Questi risultati non giungono a caso, ma sono il frutto di anni di lavoro paziente. Rendono oggi più che mai evidente come Identità Milano – e Identità Golose in generale, che “firma” anche tanti altri appuntamenti e iniziative – non è solo un congresso importante e autorevole, ma soprattutto produce grande comunicazione, tutta a favore della cucina italiana. Aggiungo che l’enorme sforzo che abbiamo profuso in occasione d’Identità Expo ha contribuito non poco a moltiplicare la rilevanza nostra, e dunque del mondo che pensiamo di ben rappresentare».

Paolo Marchi e Claudio Ceroni
Paolo Marchi è sulla stessa linea: «Questi numeri mi gratificano, e sono lo specchio di un dato generale, che mi fa impressione. Ossia, cresce la considerazione nei confronti della gastronomia italiana. E’ proprio una questione di percezione, in Italia e all’estero: una volta la nostra alta cucina era vista come qualcosa di eccellente, ma anche isolato, senza autorevolezza e un chiaro riconoscimento, così i nostri cuochi facevano la figura dei fratelli poveri rispetto, che ne so, ai francesi. Oggi non è più così».
Come gli stilisti e i designer nostrani sono ormai affermati, chiaro punto di riferimento mondiale, «così succede anche alla tavola, e non solo per la tradizione di pasta o pizza, o per l’eccellente lavoro di Slow Food sui prodotti. Adesso la cucina italiana appare forte, articolata, fa sistema, coinvolge anche ambiti che prima le erano marginali, penso alle pizzerie o agli agriturismi di qualità. E’ insomma trasversale». Perciò persino la politica le dà attenzione, pensiamo a quanto sta facendo il Governo sul Food Act (leggi qui e qui le ultime novità), o alla chiamata di Davide Oldani come testimonial degli azzurri alle Olimpiadi di Rio.
All’estero se ne accorgono, così come valutano il lavoro che Identità Golose sta facendo. Esemplifica Marchi: «Mi ha appena chiamato Riccardo Felicetti, presidente dei pastai mondiali. E’ a San Francisco e stava chiacchierando poco fa con lo chef stellato Michael Tusk. Questi gli fa: “Quando senti Marchi, digli che ci sono ottimi ristoranti anche qui, non solo a New York o Chicago. Venga a vedere!”». Non male, per chi era percepito fino a non molto tempo fa come poco più che pizza e mandolino.