Nella Romagna prossima a Rimini, in pratica tutti hanno un soprannome e a tanti nemmeno interessa sapere quale sia il nome di battesimo di lui o di lei, a cosa servirebbe mai? A poco più di nulla e nel caso di Baldo Baldinini, classe 1973, riminese di Viserba, maestro dei profumi, suona così bene Baldo Baldinini che è impossibile trovare in rete come venne chiamato al battesimo, Gianni per onor di cronaca.
E nemmeno si può trovare una sua foto perché letteralmente non si fa fotografare e/o filmare. E siamo in anni dove tutti sono, e siamo, fotografi piuttosto che registi grazie a telefonini multifunzioni. «Il motivo è subito spiegato: vorrei che le mie idee durino nel tempo e sopravvivano alla mia vita, mi piace pensare che sarò ricordato per i concetti e i prodotti, non per un volto».
Poi succede che vada a controllare in google se qualche scatto è per caso sfuggito e mi imbatto in due suoi ritratti, uno di spalle e un secondo di tre quarti, lui seduto nel suo
olfattorio nella
Tenuta di Saiano a Poggio Torriana alle spalle di Santarcangelo di Romagna. Possibile? Sì, ma sono dipinti, olio su tela di
Enrico Robusti, maestro parmigiano dal tratto profondo e dissacrante, quasi a incidere la tela per fare emergere i tormenti umani anche se in questo caso c’è serenità.
Condividere la tavola con
Baldo è piacere allo stato puro, a cena il 5 aprile alla
Sangiovesa a Santarcangelo e a pranzo domenica dalla
Elide, il motore creativo dell’
Osteria del borgo sulla rocca di Montebello da dove si ammira la Valmarecchia. Ancora chiusi al pubblico i cento ettari della
tenuta di Saiano, la
Elide è una scelta obbligata. Bocconi, sorsi e parole, anche tanto sorridere e molta curiosità verso un personaggio tutt’altro che schivo, con un fratello,
Francesco, compositore di musica, di dieci anni più grande.

Un dettaglio della confusione ragionata che governa l'olfattorio di Baldo Baldinini a Saiano. Notare, in basso a sinistra, il medaglione ricevuto nel 2020 quando venne premiato come Maestro d'arte e mestiere da Alma, la scuola internazionale di cucina italiana a Colorno (Parma)
Baldo non è da meno e il logo della Dibaldo lo mette in chiaro, una chiave di violino che rimanda agli spartiti su cui scrive in note musicali le ricette dei suoi gin e vermouth, alchermes e bitter. Un diploma di perito industriale, aveva in cuore di studiare medicina e alchimia, arrivando da lì a profumeria e botanica: «Il primo prodotto? Un aperitivo a diciott’anni per attirare le ragazze a casa, scorze di arance fresche e fave tonka per dare una spinta erotica».

Il Cassone alle erbe di campo nel menù della primavera 2025 dell'osteria La Sangiovese a Santarcangelo di Romagna. Notare la finezza di chiudere il cassone ai due lati perché le erbette non si perdano
Il romagnolo vive di note e di profumi, ma non di colori. Soffre di acromatopsia, il daltonismo nella sua forma totale. Vede il mondo in bianco e in nero, due soli colori più le sfumature di grigio. «La vera rottura è non potere prendere la patente e guidare. Per il resto non limita il mio lavoro. All’inizio vivevo di consulenze, poi nel 2014 decisi di mettermi in proprio perché le aziende che mi cercavano, spesso non portavano a termine un prodotto perché ritenuto troppo costoso e ambizioso. Io
credo nell’alchimia perché è una filosofia di vita, è la scoperta di se stessi e ti insegna a desiderare il buono. Però deve essere chiaro che tutto non è per tutti. Bisogna dare la giusta importanza a ogni ingrediente, penso alla vaniglia e alla vanillina o all’olio tartufato e al tartufo in sé. Se prodotto bene, ti può portare al bianco pregiato e a quel punto diventa un fattore economico, se puoi permettertelo o no».

Il Coniglio in porchetta della Elide all'Osteria del borgo sulla rocca di Montebello
Oggi
Baldo è un riferimento dorato in un mondo tutto aperitivi e distillati, con il gin a furoreggiare ma è il primo a metterci in guardia: «Chi lo produce per davvero? Basta conoscere un laboratorio, fissare le note preferite e poi etichettare il risultato. Per me questa è cosa diversa dal produrselo. Chiunque può andare in Scozia e farsi fare il suo whiskey, ma farselo produrre è diverso dal produrselo. E’ sempre la stessa storia: a chiacchierare sono bravi tutti».
Superato il mezzo secolo di vita,
Baldo è dietro a molte belle storie: «Subito mi vengono in mente di nomi di
Beppe Palmieri,
Giacinto Rossetti e
Bob Noto; poi
Igles Corelli, i Camanini e
Philippe Leveillè;
Riccardo Agostini,
Gianluca Gorini e
Corrado Assenza;
Niko Romito,
Fabio Gardini… Si tratta di vivere il loro momento migliore di creatività, che non dura per anni e anni. A un certo punto si replica quello che piace di più. Sinceramente, quanti capolavori uno può creare nella sua
vita professionale? Un paio e attorno ai trent’anni, mi viene da dire, poi è sempre più un gestirsi».
Baldinini in questi giorni sta studiando come sistemare al meglio una cucina economica a casa sua, quelle che funzionano a legna e che richiedono molta pazienza da parte di chi le compera. Nel cassetto c’è invece un libro sul mondo dei gelati: «Vorrei dare forma a nuovi gusti». Mai fermarsi.