Andrea Aprea ha lasciato i box e si sta sistemando sulla griglia di partenza del gran premio Michelin 2023. Stamane infatti debutterà il caffè-bistrot a piano terra, domani sarà la volta del ristorante al terzo piano, ad agosto vacanze e a settembre il via vero e proprio per un progetto destinato a lasciare il segno nella turbo Milano del dopo pandemia. Tutto questo al 52 di corso Venezia, davanti al planetario, quasi a Porta Venezia, dove il palazzo Bocconi Rizzoli Carraro, edificato nel 1871, è stato ristrutturato da cima a fondo a partire dal 2016 per fare spazio al museo di arte etrusca della fondazione Luigi Rovati e, in seconda battuta, a lavori avviati, al progetto dello chef campano.

Il giardino interno del palazzo che al 52 di corso Venezia ospita Aprea
Semplificando molto, una volta entrati, a sinistra l’arte antica, al centro un giardino tutte collinette, e a destra l’arte culinaria. Sono grato ad
Andrea per avermi aperto la sua nuova casa in anticipo, tutto ancora da rifinire nei dettagli ma si coglie già la spettacolare bellezza di un posto che ha disegnato lui con il suo gruppo di professionisti e di artigiani. Partendo da zero. Sono 420 metri quadrati complessivi, con la cucina che ne occupa in varie forme 190 e le sale i restanti 230.

La "mozzarella" di Andrea Aprea
Esci dall’ascensore, fai due passi, forse tre, e scopri di essere più in alto delle cime degli alberi dei Giardini pubblici
Indro Montanelli. Tra il verde, subito lì, distingui il tetto del Museo civico di storia naturale, quello del planetario e, sulla sfondo, i grattacieli della nuova Milano di zona Garibaldi-Gioia. Le vetrate oltre i blocchi cucina danno sul retro dei palazzi di viale Majno. Cuochi e pasticcieri lavorano a vista, separati da cristalli, soluzione distante anni luce dai loro colleghi spesso compressi nei sotterranei di New York, Londra o Parigi.

Andrea Aprea: Scampi, porcini, dragoncello
Tante luce, tramonti da cartolina, tavoli distanziati il giusto e, oltre la sala principale, un semi privée, quindi il privée vero e proprio. Viste le premesse e lo spicchio di Milano dove si trova, il tasso di discrezione richiesto dagli ospiti di
Aprea è elevato.
Andrea, classe 1977, è nel capoluogo lombardo dal 2011, dieci anni al
Park Hyatt e due stelle. Corso Venezia arriva in ritardo rispetto a quanto ipotizzato. La pandemia? Sì, ovvio. Ma anche la difficoltà di reperire materiali, oggetti, personale. Ho ritrovato con sincero piacere
Jessica Rocchi, sommelier, così come
Luigi Mastrodonato, ex
Cracco in Galleria, e
Antonio Sena, da nove anni l’ombra del campano. Vedi già in movimento diverse persone, ma su 32 che dovrebbero essere sommando tutto, ne mancano all’appello sei. Da qui tante coccole come buoni pasto, che uno può spendere ovunque fuori di lì, e rimborso delle spese per spostarsi da casa a corso Venezia e poi di nuovo a casa. Se tu imprenditore non prevedi questo genere di benefici, i tuoi orizzonti si accorceranno sempre più in fretta.

Andrea Aprea: Rombo alla mugnaia
E ora a tavola. Aspettatevi tre menù: Contemporaneità, 5 portate a 155 euro; Partenope, 5 a 175; Signature, 7 a 195. La carta a tempo debito. Quasi due anni senza
Aprea che torna con la sua Caprese dolce salato e tante idee nuove e usate con una mano sicura e leggera, un’eleganza che non sconfina con il lezioso o il carino. Un decennio, nel suo caso accanto alla Galleria, è un periodo importante ma alla sua età non sufficiente a esaurire la vena creativa. Con l’apertura rinviata di almeno un paio di volte, ci si cominciava a chiedere “ma quando aprirà Aprea?”. E adesso che inaugura, uno gusta alcune sue preparazioni e capisce cosa lui e Milano hanno smarrito. Il campano è ben lontano dall’imboccare il viale del tramonto e lo dimostrerà senza sforzi. Corso Venezia 52, un po’ museo, un po’ futuro a tavola. Per ogni info: +39.02.38273030; info@andreaaprea.com.