C’era una volta la pubblicità. C’era una volta la televisione. C’erano una volta i giornali. Poi arrivarono i social.
E tutto cambiò.
I “social” hanno sviluppato un modo di ragionare che si basa sulla componente emotiva che tutti noi abbiamo, a scapito di quella riflessiva e razionale. Questo modo di ragionare è oggi una “cultura “, ed è irreversibile. Può sembrare un ragionamento alto, troppo alto per un pezzo sui cuochi.

Sul palco di Identità con Paolo Marchi
In realtà questo concetto, espresso alcuni giorni fa da
Umberto Galimberti, il grande filosofo della scienza, spiega e sdogana una modalità nuova di guardare anche agli chef e alla cucina: la modalità empatica.
E’ da un po’ di tempo che non ci si riusciva a spiegare le ragioni del grande, immediato, crescente e velocissimo successo di cuochi fino a poco tempo fa sconosciuti ai più. Gianluca Gorini, di DaGorini, Diego Rossi di Trippa, tanto per fare due nomi.
Ma soprattutto
Isabella Potì e
Floriano Pellegrino di
Bros, non hanno certo perso tempo a rincorrere guide e articoli di giornali di settore:
Isabella ha costruito un impero di
67000 followers su Instagram in pochissimo tempo, basandosi su emotività, risposte pronte e empatia.
Certo, le presenze televisive aiutano, e la stampa pure, ma è questo sapersi relazionare con il proprio pubblico (che al 99% è “fuori” dal ristorante e niente ha a che vedere coi piatti e il cibo) che costruisce scambio di emozione.
E su questa emozione e con questa emozione si costruisce il rapporto, non più su performances culinarie, che pure nei casi sopra citati ci sono e sono di primo livello.
Già scrivemmo del fatto che
Bros non era un ristorante, ma un “marchio”.
Bene,
Pellegrino e soprattutto la
Potì ne rappresentano non tanto i testimonial, come sarebbe stato una volta, bensì il logo. E come tutti i brand, anche il mondo di
Bros e i suoi abitanti si relaziona emozionando e interagendo sulla rete.
La creazione del sub-brand “Be Bros”, per far identificare con la community della
Potì e di
Pellegrino i fan di tutti i paesi, la creazione di continui video, l’individuazione di una storia propria, interessante e motivante, che genera un posizionamento preciso e distintivo, sono tutti elementi di quel marketing virtuale che ha reso famosi i ragazzi di Lecce.
E anche Isabella, regina di Instagram.