Per il secondo anno consecutivo, Paola Mencarelli e Lorenzo Nigro - ideatori e organizzatori di quella Florence Cocktail Week che nel 2019 è giunta alla sua quarta edizione - ci hanno stupito. Ma non lo hanno fatto con eventi - comunque numerosi e tutti di livello - nei quali la miscelazione è stata protagonista in termini di mescita, bensì con approfondimenti a essa legati di carattere socioculturale e storico; aspetti fondamentale affinché il bere diventi sempre più di qualità e consapevole, sia per gli addetti ai lavori, sia per i consumatori.
E se nell’edizione passata avevano suscitato il nostro particolare plauso per aver inserito nel programma l’interessante e stimolante convegno - in cui l’alcol era stato raccontato attraverso religioni, tradizioni, usanze e stili di vita - Spirito&Spirits, quest’anno l’elogio se lo meritano per aver organizzato il seminario The Century of Negroni. Storia, protagonisti ed evoluzione del cocktail italiano più amato nel mondo, ospitato nel magnifico Salone del Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa e patrocinato come l’intera manifestazione dal Comune di Firenze.

Lorenzo Nigro e Paola Mencarelli
Moderato da
Federico Quaranta, è stato un simposio a più voci che non avremmo mai smesso di ascoltare. Un viaggio nel tempo e nella storia, erudito e scanzonato allo stesso tempo, proprio come gli stessi protagonisti che con testimonianze, ricerche e aneddoti lo hanno reso tanto accurato quanto piacevole:
Luca Picchi, bartender e autore del libro
Negroni cocktail. Una leggenda italiana;
Fulvio Piccinino, esperto e scrittore di liquoristica italiana;
Mauro Mahjoub, aka
The King of Negroni da Monaco di Baviera;
Salvatore The Maestro Calabrese, dal
Brown’s Hotel di Londra; il leggendario
Peter Dorelli, ora educational officier and national ambassador Uk per
Bartenders Guild; e ancora
Anistatia Miller,
Jared Brown e
David Wondrich, tra le maggiori autorità a livello mondiale per quel che concerne la storia dei cocktail.

Peter Dorelli, Leonardo Leuci, Anistatia Miller, Luca Picchi, Mauro Mahjoub, Salvatore Calabrese, Paolo Mencarelli, Fulvio Piccinino, Jared Brown, David Wondrich, Lorenzo Nigro
Tanti e vari i fattori che hanno influenzato la genesi e contribuito al successo di quello che oggi è il cocktail italiano più amato al mondo. A partire dalla diffusione sul finire dell’Ottocento, soprattutto in Piemonte e Lombardia, di vermut e bitter. La miscela dei quali, con l’aggiunta di selz o soda, ha dato origine all’
Americano. E fu proprio quest’ultimo cocktail che, nella sua Firenze e cento anni orsono, il conte
Camillo Negroni chiese di modificare con l’aggiunta di gin a
Fosco Scarselli, barman dell’allora
Caffè Casoni di via de’Tornabuoni.

Jared Brown assieme alla moglie Anistatia Miller

Il seminario, ospitato nel Salone del Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa
Un’intuizione probabilmente ispirata dai trascorsi statunitensi del conte il quale, nel corso della sua vita avventurosa, passò a inizio Novecento anche alcuni anni in quella New York pervasa dalla
Golden age of cocktail, frequentando i migliori locali e barman dell’epoca. Da quel giorno il
Negroni, la sua ricetta e la sua fama si diffondono prima a Firenze, poi al resto dell’Italia e infine - soprattutto grazie a quella
dolce vita che, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, porta a Roma intellettuali, artisti, celebrità ed esponenti del jet-set mondiale - oltre ai confini nazionali.

Salvatore Calabrese (al centro) celebra i 100 anni del Negroni all'Hotel Savoy di Firenze
Coincidenze, casualità, luoghi, suggestioni e persone: tutto questo ha certamente contribuito alla nascita del mito la cui prima ricetta codificata in Europa - come da una recente scoperta del fiorentino
Paolo Ponzo - compare nel volume
Cocktails Portfolio: pubblicato nel 1947, realizzato dal barman
Amedeo Gandiglio e splendidamente illustrato con tavole originali di
Ettore Sottsass. E forse l’unico vero segreto del successo del
Negroni consiste proprio nella sua attuale quanto intramontabile formula: ghiaccio, una parte di
gin, una parte di
bitter, una parte di
vermut e mezza fetta d’arancia a guarnire.