Mondo pizza

26-01-2025

Tradizionale, contemporanea o a ruota di carro? L’importante è che si faccia buona pizza

Continua la nostra inchiesta sulla recente mania di pizza a ruota di carro. Oggi è il maestro Salvatore Salvo a prendere la parola e condividere il suo pensiero su questo cambio di rotta: da cornicioni alti e gonfi, a dischi estesi e sottili

Salvatore Salvo, maestro pizzaiolo della pizzeria

Salvatore Salvo, maestro pizzaiolo della pizzeria Salvo a San Giorgio a Cremano e a Napoli, in Riviera di Chiaia

Durante un nostro recente viaggio in Campania abbiamo notato un deciso mutamento di tendenza, un'inversione di marcia rispetto a quanto abbiamo assistito negli ultimi anni nelle pizzerie in regione: dall'ossessione per cornicioni alti e bombati a una vera e propria epidemia del crunch, fino all'ultima tendenza (in realtà un ritorno) dei pizzaioli campani, la pizza a ruota di carro. Diametro che sfiora i 40 cm, una pizza sottile, dal bordo quasi inesistente, farcita abbondantemente e se ben eseguita, digeribile - grazie ad almeno 24 ore di lievitazione - e davvero gustosa. Ma attenzione: una vera pizza a ruota di carro, ha una base "resistente" abbastanza da non cedere sotto il peso sublime del condimento.

Ora, abbiamo chiesto a tre grandi maestri della pizza pensieri, storia e riflessioni su questa particolare interpretazione del disco lievitato, due di loro radicati nella patria per eccellenza di tonde memorabili - Napoli - e uno, sovrano assoluto dell'alto Casertano, tanto da aver reso meta di pellegrinaggio, la sua deliziosa Caiazzo: stiamo parlando rispettivamente di Enzo Coccia della pizzeria La Notizia 53 e La Notizia 94 (nel cuore del capoluogo partenopeo), Salvatore Salvo della pizzeria Salvo (in Riviera di Chiaia e a San Giorgio a Cremano, la sua sede storica), e Franco Pepe, di Pepe in grani

Con loro conosceremo la genesi di questa pizza, interrogandoci anche sul valore delle mode e sulla vera identità della pizza napoletana oggi. 

Dopo un primo episodio dedicato al maestro Enzo Coccia, oggi lasciamo la parola a Salvatore Salvo. 
MARIALUISA IANNUZZI

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Spesso la percezione di ciò che trasmettono i social e quanto avviene concretamente nella realtà non sono perfettamente sovrapponibili.

La pizza a ruota di carro, per esempio, impazza sul web, eppure non è un’invenzione attuale. Nasce nei quartieri popolari di Napoli, per sfamare e "riempire" i più poveri, distinguendosi dalla pizza diffusa nei quartieri “bene” della città, come Chiaia e il Vomero che proponevano, invece, esemplari dal diametro più contenuto e riccamente farciti. Proprio da queste prende ispirazione la pizza contemporanea: cornicione gonfio e pronunciato, meno estesa ed esteticamente più bella.

La pizza tradizionale napoletana, invece, si pone a metà tra queste due tipologie ed è quella che proponiamo oggi ai nostri clienti sebbene, almeno visivamente, sia più facile associare la pizza di Salvo a una ruota di carro. Eppure non è così abbondante e il suo diametro rientra nella media. Perché il cuore del mio lavoro consiste, piuttosto, nel preservare la struttura dell’impasto valorizzandolo in cottura, mantenendo un buon equilibrio tra farcia e base.

Ora, la diffusione a macchia d’olio della pizza a ruota di carro, molto probabilmente è legata a un cambio di gusto del consumatore, stufo di pizze dal bordo molto alto, di quel modello che ha esasperato una delle interpretazioni diffuse originariamente a Napoli, e oggi non sempre soddisfacente per tanti difetti di cottura. Una pizza sicuramente “instragrammabile”, in grado di evidenziare almeno visivamente le caratteristiche dell’impasto, lasciando però una grande incognita sul risultato effettivo in termini di digeribilità del prodotto.

Dunque, il passaggio da un versante a un altro: dal cornicione ben sviluppato e un diametro “raccolto” alla quasi totale assenza del bordo, con un disco ampio e sottile.

La Cosacca di Salvatore Salvo: pomodorino di Corbara, pecorino bagnolese, olio extravergine d’oliva Colline dell’Ufita di Fam, basilico

La Cosacca di Salvatore Salvo: pomodorino di Corbara, pecorino bagnolese, olio extravergine d’oliva Colline dell’Ufita di Fam, basilico

Il punto della questione, però non sta tanto nell’individuare quale stile sia il migliore, perché esistono pizze contemporanee, tradizionali o a ruota di carro parimenti strepitose, e dopotutto parliamo solo di modi diversi di guardare lo stesso universo. Ciò che fa la differenza è la maestria nella gestione dell’impasto.

Nel caso di una pizza tradizionale ci riferiamo a una struttura che non cede, un impasto portato al giusto punto di lievitazione, che conservi estensibilità, spesso indicata erroneamente con il termine elasticità. Una pizza leggera, cedevole - in questo caso sì - al morso, dall’impasto scioglievole e al tempo stesso morbido, fondente, senza mai raggiungere punti di croccantezza che, in una napoletana tradizionale è un errore a tutti gli effetti. Diversamente, la pizza contemporanea ha bisogno di quel crunch, una texture in grado di creare movimento sul palato, per dare “gioco” al morso che, altrimenti, affonderebbe nel vuoto.

In conclusione, va bene la tendenza, purché si faccia buona pizza!


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Salvatore Salvo

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Salvatore Salvo

Classe 1982, Salvatore Salvo è anima e pizzaiolo della pizzeria Salvo, con doppia sede a San Giorgio a Cremano (Napoli) e in Riviera di Chiaia a Napoli, interprete di una storia di spicchi e bontà che dura da tre generazioni

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